Unità d'Italia, festa al «Donizetti»
Ma per Pirovano pioggia di fischi

Un teatro Donizetti ricolmo di gente per i 150 anni dell'Unità d'Italia: a Bergamo si sono levati i calici per brindare, il jazzista Fresu ha riletto l'inno tricolore, e il sindaco Tentorio ha augurato «buon compleanno all'Italia». Un teatro ricolmo che non ha risparmiato fischi al presidente lumbard della Provincia Pirovano.

Un teatro Donizetti ricolmo di gente per i 150 anni dell'Unità d'Italia: a Bergamo si sono levati i calici per brindare, il jazzista Fresu ha riletto l'inno tricolore, e il sindaco Tentorio ha augurato «buon compleanno all'Italia». Un teatro ricolmo, quello del Donizetti, che non ha risparmiato fischi al presidente lumbard della Provincia Ettore Pirovano.

Tutto è partito con le note delle nostre bande musicali, quelle di Zogno, Martinengo e Almenno San Salvatore, poi le note di tromba di un emozionato Paolo Fresu che ha suonato quasi sottovoce l'Inno di Mameli.

Partono i discorsi istituzionali. Il rettore dell'Università, Stefano Paleari, e il sindaco Franco Tentorio. Sul palco poi sale il presidente della Provincia, Ettore Pirovano. Dice subito che è arrivato di corsa da Roma proprio per esserci. Poi parla e richiama che «l'unità non può essere un'imposizione bensì un sentimento condiviso»: richiama il passato dei bergamaschi, la solidarietà nelle famiglie in un territorio «frastagliato». E poi picchia giù su quel federalismo «fresco di stampa che molti soloni, autoreferenti e mediatici, ritengono inadeguato». C'è tempo per migliorare, dice. «Questa nostra Repubblica, affiancata da altre efficaci esperienze federali, saprà certamente recuperare il ritardo attuando il giusto potere territoriale di gestione di risorse». E chiude: «Non possiamo soltanto adagiarci nei festeggiamenti, dobbiamo garantire che nei confini di questa unità, non ancora perfetta, i nostri amici di oggi, si sentano rispettati e che possano a pieno diritto gestire la loro vita e il loro territorio».

E sul «senso di solidarietà che nessuno può insegnare ai bergamaschi» il clima di festa si trasforma in una bagarre di fischi e insulti dal pubblico. «Vergogna» gridano alcuni e poi tutti in piedi uniti a gridare «Viva l'Italia». Il clima è teso, tesissimo, decisamente poco festaiolo.

Ricuce l'assessore regionale Marcello Raimondi.

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