L'ex capo del Ris: «Si prendano
tamponi a tutta Brembate Sopra»

Prelevare il Dna a tutti i cittadini di Brembate Sopra, su base volontaria. È questa la proposta del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma. «A Dobbiaco il prelievo a 600 uomini ci permise di scoprire un assassino di una 74enne».

Prelevare il Dna a tutti i cittadini di Brembate Sopra, su base volontaria. È questa la proposta del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma. «Lo propongo vista l'esperienza positiva che ho avuto a Dobbiaco: il prelievo a 600 uomini residenti nel paese ci permise di scoprire l'assassino di un'anziana di 74 anni, che fu stuprata e uccisa a calci e pugni».

Era il 1° aprile 2002 quando Anna Maria Fronthaler venne trovata morta nella sua abitazione a Valle San Silvestro, un paesino in Alto Adige vicino a Dobbiaco. Sul cadavere i tecnici della Scientifica trovarono una serie impressionante di ferite da pugni e calci e alcune tracce di liquido seminale. Da lì gli esperti del Ris ricavarono il Dna dello stupratore, ma non risultò compatibile con quello dei dieci indagati.

L'inchiesta sembrava arrivata a un punto morto finché non si pensò che, in un paese così piccolo, il colpevole poteva essere identificato in via indiretta. Il delitto tra l'altro - come nel caso di Yara - aveva colpito moltissimo gli abitanti e in 600 si presentarono spontaneamente per un tampone. Fu così identificato un Dna altamente compatibile, quello del padre dell'assassino che poi, messo alle strette, confessò. Era un insospettabile ragazzo di 19 anni, militare di leva.

«Se i cittadini di Brembate Sopra volessero aiutare gli investigatori e dare una dimostrazione della loro collaborazione, credo che il prelievo del Dna a un numero così grande di persone potrebbe essere una soluzione, o quantomeno potrebbe far avvicinare gli inquirenti all'identità genetica dell'assassino - conferma Garofano -. Certo, la corrispondenza del Dna non ci fornisce di per sé l'identità dell'assassino».

Le tracce di Dna - una maschile e una femminile - ritrovate su un guanto di Yara potrebbero non appartenere a chi l'ha uccisa ma semplicemente essere di un compagno di scuola, un'amica della palestra, insomma persone estranee al delitto. «Ma quel Dna è comunque una traccia fondamentale - aggiunge l'ex comandante dei Ris -. Certo bisogna compararlo con quello dei sospetti, ma la procedura, una volta ottenuti i campioni, non prevede tempi lunghi, parliamo di qualche settimana».

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