Ridotta la condanna a Bellavita
Nove anni per la truffa alla Ue

La corte d'appello di Brescia ha ridotto la condanna che il tribunale di Bergamo aveva inflitto a Gianpaolo Bellavita, commercialista, già assessore provinciale al Bilancio: 9 anni e 7 mesi, contro i 14 rimediati nel maggio scorso in primo grado.

La corte d'appello di Brescia ha ridotto la condanna che il tribunale di Bergamo aveva inflitto a Gianpaolo Bellavita: 9 anni e 7 mesi, contro i 14 rimediati nel maggio scorso in primo grado. Il commercialista, già assessore provinciale al Bilancio in quota a Forza Italia, è accusato di una serie di truffe, tra cui quella milionaria all'Unione europea, e di un vasto giro di false fatturazioni per evadere le imposte.

I giudici bresciani lo hanno assolto da uno dei capi d'imputazione perché il fatto non costituisce reato. Per altre imputazioni l'assoluzione è giunta invece grazie all'intervenuta prescrizione. Ecco perché la pena si è sensibilmente ridotta fra i due gradi di giudizio.

Anche per la sorella, Stefania Bellavita, condanna «alleggerita»: 7 anni e 9 mesi contro i 12 rimediati in primo grado. Sono stati invece confermati i risarcimenti provvisionali disposti a favore delle parti civili dal tribunale di Bergamo: 5 milioni di euro per l'Agenzia delle Entrate, un milione e 547 mila per il ministero dello Sviluppo economico e 100 mila euro per Alba Gambirasio, assistita dall'avvocato Fulvio Vitali, la donna che, ritenendosi raggirata nella gestione di una società, in cui aveva immesso 350 mila euro, con la sua denuncia aveva dato il via all'inchiesta.

I fratelli Bellavita, titolari di due studi di commercialista a Bergamo e Martinengo, dovevano rispondere di diversi raggiri. Tra questi la truffa all'Unione europea che sarebbe stata messa a segno nell'autunno del 2004.

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