La Consulta boccia i «sindaci-sceriffo»
Illegittima l'ordinanza anti-prostituzione

La Consulta boccia i sindaci-sceriffo. La Corte costituzionale giudica illegittime le ordinanze anti-accattonaggio e anti-prostituzione rese possibili dal «pacchetto sicurezza Maroni». Le misure vanno valutati caso per caso e gli amministratori bergamaschi non si sbilanciano.

La Consulta boccia i sindaci-sceriffo. La Corte costituzionale, infatti, giudica illegittime le ordinanze anti-accattonaggio e anti-prostituzione, rese possibili dal «pacchetto sicurezza Maroni», varato dal governo nel 2008. Le misure (che perseguono, sul territorio comunale, le lucciole e i loro clienti oppure chi fa la questua per strada) vanno valutati caso per caso e gli amministratori bergamaschi non si sbilanciano finché non avranno letto tutto il dispositivo. Un'analisi dell'Anci sul periodo luglio 2008-agosto 2009 aveva conferito il primato alla Lombardia, con 237 ordinanze emesse sul totale nazionale di 788. In Bergamasca, le ricognizioni parlavano di 17 provvedimenti in nove Comuni. Per quanto riguarda Palafrizzoni, il sindaco Franco Tentorio (Pdl) dice che «il Comune rispetterà la legge, come sempre fatto, per cui ci adegueremo.

Anche se, togliendoci strumenti di intervento che migliorano il livello di sicurezza, l'efficacia della nostra azione diminuisce». L'assessore alla Sicurezza, nonché segretario provinciale del Carroccio, Cristian Invernizzi si sente tranquillo. Le ordinanze adottate in città (da un anno quella anti-accattonaggio, da due settimane quella anti-prostituzione) sono «a tempo determinato», quindi destinate a decadere «naturalmente» o comunque a rientrare nel Regolamento di polizia urbana, che - assicura Invernizzi - sarà pronto per giugno.

«L'ordinanza anti-prostituzione – spiega l'assessore – scade il 30 giugno, perché il divieto rientrerà nel Regolamento di polizia urbana, che sarà pronto per quella data. Così come il divieto di accattonaggio che a oggi è sancito da un'ordinanza (che non ha fatto che recepire quella della Giunta Bruni, estendendola anche oltre l'area del centro), ma che in seguito sarà inserito nello stesso Regolamento». In pratica si passerà da uno strumento extra-ordinario a uno ordinario, per cui, sostiene Invernizzi, non dovrebbero esserci problemi con la sentenza. «Ci riserviamo comunque di leggere tutto il dispositivo – dice –. A una prima sommaria verifica, sembra che la Consulta si sia soffermata sull'"anche" introdotto dal ministro Maroni. Ovvero, prima del pacchetto sicurezza, le ordinanze potevano essere fatte per situazioni "contingenti e urgenti", dopo "anche per situazioni contingenti e urgenti", permettendone l'uso, quindi, anche in chiave di prevenzione». Da qui il commento: «Proprio perché le ordinanze evitavano anche che certe situazioni esacerbassero, dispiace il pronunciamento della Consulta. A Bergamo, comunque, il Regolamento di polizia urbana, pronto per giugno, sistemerà tutto».

Toni più duri li usa il sindaco lumbard di Caravaggio Giuseppe Prevedini, che con le sue ordinanze ha fatto scuola in tutta la Bergamasca: «Come si prende la responsabilità di una bocciatura, ora la Consulta si prenda anche la responsabilità di garantire la sicurezza sui nostri territori. Le ordinanze, infatti, permettono di tenere sotto controllo certi fenomeni». Ma cosa dicono i giudici costituzionali? A sollevare la questione davanti alla Consulta è stato il Tar del Veneto, cui si era rivolta l'associazione «Razzismo stop» contro l'ordinanza anti-accattonaggio del sindaco di Selvazzano Dentro (Padova). Con la sentenza numero 115, gli ermellini hanno ritenuto violati gli articoli 3, 23 e 97 della Costituzione, riguardanti il principio di eguaglianza dei cittadini, la riserva di legge e il principio di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative. In pratica una stroncatura dei super-poteri concessi ai sindaci.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo dell'8 aprile

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