Interviene anche Belotti:
«La mafia piaga importata»

«In merito alle dichiarazioni del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, il quale insiste nel sostenere che le infiltrazioni mafiose della ‘ndrangheta avvengono attraverso "uomini lombardi con il certificato di nascita e di residenza da 5 generazioni" - ha dichiarato Daniele Belotti, assessore regionale lombardo al Territorio e all'Urbanistica - possiamo solo, ancora una volta, ribadire che il nostro Assessorato e tutta la Giunta regionale sono fortemente impegnati nel contrastare questo fenomeno, indipendentemente dal fatto che sia legato a calabresi, siciliani, napoletani o a qualche lombardo malavitoso».

«Va comunque sottolineato - ha continuato Daniele Belotti - che fenomeni come la ‘ndrangheta, la camorra e la mafia non sono sicuramente un fenomeno endemico e non fanno parte del patrimonio storico e culturale delle valli bergamasche, bresciane o comasche né tanto meno delle pianure lodigiane, brianzole o cremonesi».

«Si tratta evidentemente di piaghe importate, nello sviluppo delle quali anche lo Stato italiano e la magistratura hanno una grande colpa. La scellerata politica del confino dei mafiosi al Nord negli anni '60-'70-'80, infatti, ha avuto come unico effetto quello di porre le basi per la nascita delle cellule operative delle organizzazioni malavitose sul nostro territorio».

«In merito poi - ha precisato Belotti - alla squallida affermazione secondo cui "se al nord parlano e scrivono in lingua italiana è perché migliaia di insegnanti del sud sono andati in Lombardia, Emilia e Piemonte a insegnare a leggere e scrivere alle popolazioni del nord Italia, con grande professionalità", sorprende la vena di razzismo da bar sport di questa dichiarazione, che sotto intende, neanche tanto velatamente, che a Nord del Po saremmo tutti trogloditi ed ignoranti».

«Un'affermazione forte che non spiega come mai l'immigrazione si verifichi, da sempre, dal Sud al Nord e mai in senso inverso. Forse - conclude Daniele Belotti - per far crescere la Calabria, ci vorrebbe maggiore umiltà e sudore e meno vittimismo e arroganza culturale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA