La Soprintendenza: Bergamo un gioiello
«Ma sui dehors qualcosa va rivisto»

Da anni è l'occhio vigile della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggio su Bergamo. Quello di Giuseppe Napoleone è un punto di vista privilegiato, tale da consentirgli anche qualche dubbio su un paio di interventi recenti, come alcuni dehors.

Da anni è l'occhio vigile della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggio su Bergamo. Quello di Giuseppe Napoleone è un punto di vista privilegiato, tale da consentirgli anche qualche dubbio su un paio di interventi recenti, come alcuni dehors. «Ma sulla tutela dei beni culturali questa città è un esempio: possiamo insegnare moltissimo a tante altre realtà più grandi e rinomate». Uno tra tutti il lavoro al teatro Sociale: «Ora abbiamo già scritto al Comune, chiedendo che i lavori proseguano, con la ricollocazione delle decorazioni del Querena: il tetto a capriate ha un suo fascino, ma il Pollack merita un restauro più rigoroso. Un intervento leggero ma importante, che ricomponga la volta: ci sarebbe anche da rimontare l'arco scenico, considerato che i pezzi ci sono, e recuperare il ridotto dei palchi, visto che l'Università ha lasciato gli spazi liberi».

C'è invece qualcosa che non funziona, secondo Napoleone, in merito ai nuovi dehors: «Nonostante gli obiettivi che ci siamo posti, i risultati non sono all'altezza e meritano una riflessione. Abbiamo chiesto al Comune di rimediare. Personalmente ritengo quello di largo Rezzara un attimo fuori scala: quelle che dovevano essere delle vele ad imitazione dei teli – vuoi per il fatto che il materiale non è traslucido, vuoi per lo spessore – sono diventate strutture invasive. A volte nell'innovare occorre sì avere il segno del nostro tempo, ma osando troppo si fanno più guasti che magari guardando alla struttura originale e a materiali come la ghisa».

Perplessità anche sul dehor dietro il Teatro Donizetti: «E abbiamo scritto al Comune perché venga rivisto quello in piazza Mascheroni: pesante e sopraelevato in maniera irragionevole».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 15 aprile

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