«Mosche bianche con tante idee»
Le storie di quattro artigiane

Storie di giovani donne artigiane. Chi decora la stoffa e il legno, chi realizza gioielli con delle esche e dei mattoncini Lego. Ci credono e dal loro ingegno e dalla loro passione è nata un'attività.

Storie di giovani donne artigiane. Chi decora la stoffa e il legno, chi realizza gioielli con delle esche e dei mattoncini Lego. Chi usa piume e rametti per complementi d'arredo dal sapore bucolico e chi si inventa una nuova linea di magliette da un gioco con i figli. Ci credono e dal loro ingegno e dalla loro passione è nata un'attività. Non sempre facile da portare avanti, ma che dà tante soddisfazioni. I segreti? La passione, l'originalità e la capacità di creare prodotti unici e sempre diversi.

Francesca Monti
«Mi sentivo una mosca bianca»

«Se tornassi indietro lo rifarei? Domanda difficile in un periodo non facile per il mondo dell'artigianalità e del commercio. Ma quello che faccio mi rappresenta e realizza, così come mi piace il contatto con le persone che da me cercano un'idea: insieme costruiamo un progetto, grande o piccolo che sia». I «bimbi» di Francesca Monti, 35 anni di Bergamo, in città sono ben conosciuti. Alcuni suoi disegni sono stati acquistati anche dalla «Legami», azienda bergamasca di oggettistica e cartoleria distribuita in tutta Italia. Per conoscerla basta infilare la testa nella sua bottega in via Pignolo 31, aperta nel 2007 dopo sei anni in Città Alta. Il suo mondo si chiama «Fatto a mano» e lo si scopre attraverso le linee stilizzate dei suoi disegni e delle sue decorazioni dai toni vivaci: «Aver iniziato 10 anni fa è stato tremendamente difficile - racconta -, ma ora è una soddisfazione guardare indietro. Difficile è stato farmi conoscere: ero considerata una mosca bianca, guardata quasi con curiosità perchè nella decorazione artistica cercavo uno sbocco professionale». Decorazione che significa dipingere su legno, stoffa e tela. Significa raccontarsi con una pennellata di colore. «E il progetto, anno dopo anno, ha preso forma ed è cresciuto, alimentato dai lavori che man mano ho ideato e realizzato» spiega ancora Francesca. Che non demorde: «Essere artigiani significa vivere della propria creatività: l'importante è continuare a progettare. E a crederci, con passione».

Francesca Heusser
«Questa strada? Come è dura»
Le ha pensate mentre giocava con i suoi due figli - Matteo di 5 anni e Giulio di 2 - e questa idea puramente ludica ma allo stesso tempo funzionale l'ha portata a Firenze, a «Who is on next? Bimbo», concorso dedicato ai nuovi talenti della moda per i più piccoli, promosso e organizzato da Pitti Immagine in collaborazione con Vogue Bambini e Altaroma. Tra gli otto finalisti di questa prima edizione di gennaio c'era anche lei con Prêt-à-jouer, collezione di t-shirt. Ora queste maglie sono diventata un vero progetto di business che Francesca Heusser, 32 anni, residente a Bergamo con la sua famiglia da diversi anni, sta intrecciando in questi mesi nel nuovo spazio in via Palma il Vecchio 12 dove lavora insieme a Laura Guffanti che con lei ha ideato il marchio. «Mi dilettavo con il cucito e con due maschi non ero soddisfatta delle proposte che trovavo nei negozi. Ho così pensato a una linea di t-shirt versatili e creative che i più piccoli potessero personalizzare di giorno in giorno, attraverso l'uso di semplici asole e bottoni e infinite combinazioni di forme in stoffa colorata». La maglietta diventa così espressione giocosa dell'individualità di ogni bambino, senza dimenticare l'uso di materiali - cotone organico, panno e feltro - e di tanto colore. «Perchè la moda deve essere un bel gioco e idearla può e deve essere divertente - commenta Francesca -. La parte difficile viene ora: è mettersi in pista e trovare sbocchi in un mercato dove è dura farsi conoscere. Ci stiamo provando e speriamo di resistere. Magari fosse un bel gioco... come queste magliette».

Marcella Rigamonti e Laura Madaschi
«Da compagne di banco ad artigiane»

Quando quattro anni fa esatti abbiamo avviato l'attività tutti, anche chi già lavorava nel commercio, hanno cercato di dissuaderci. Ci dicevano che era rischioso, che non avremmo avuto futuro, che le nostre idee erano strampalate". Marcella Rigamonti e Laura Madaschi, compagne di scuola al Liceo Artistico, entrambe di 32 anni e di Bergamo, hanno ascoltato solo le loro ambizioni e la voglia di creare qualcosa di "nuovo e diverso". E' nato così Labò, laboratorio artigianale di via Borgo Santa Caterina 17/a. Marcella realizza complementi di moda, per lo più fa ricerca e assembla accessori; Laura crea oggetti e dipinge ceramica, legno e tessuti. "Ci sentiamo artigiane e, dopo la scuola ed esperienze di vita e di lavoro diverse, nel 2007 abbiamo costruito insieme questo progetto - raccontano -. La paura forse era inferiore all'incoscienza e alla voglia di provarci e ora siamo contente della strada intrapresa. Anche nelle difficoltà, sappiamo bene cosa vogliamo e cosa è che ci rende diverse: il contatto diretto col cliente, contro progetti che omologano: in una bottega come la nostra si decide insieme, il progetto lo si costruisce passo dopo passo, personalizzando e arricchendolo di idee". Ecco allora oggetti multicolori, ma anche gioielli originali che nascono da oggetti di uso comune, da un mattoncino di Lego a un'esca o una forchetta, per una moda sempre nuova. "Perchè la diversità e la voglia di sfidare le regole - dicono loro - fanno la differenza".

Isabella Fratus
«La passione è la molla»

«Sopra le aspettative, sotto le speranze». Dopo 7 mesi Isabella Fratus, 32 anni di Stezzano, riassume così la sua nuova avventura. Dopo la scuola d'arte Fantoni, dopo lavori da impiegata e tuttofare, torna al primo amore: la decorazione. «Colleghi e amici mi hanno preso per matta, ma la famiglia mi ha appoggiata e per questo devo ringraziarli - spiega -. Ho aperto l'11 settembre scorso questa piccola bottega e qui c'è tutto il mio mondo». Ghirlande in legno, complementi d'arredo in stoffa, tutti materiali naturali: piume, tessuto, corna cadue, ma anche ferro e ceramica. Una bottega di altri tempi e un mondo molto bucolico: «Ho chiamato l'attività "Gobba a levante" proprio per questo bisogno di ritornare al passato, per ricollegarmi alla natura e alla sfera agreste. La gobba a levante è tempo di semina, di nuovi progetti». E Isabella è soddisfatta dei suoi: «Difficile ingranare, ma soprattutto farsi conoscere in un mondo competitivo. E far capire che il pezzo unico ha un valore, che dietro c'è ricerca e attenzione al dettaglio». Lei ci sta provando: «Bisogna avere molta determinazioni e non lasciarsi spaventare. Non mollare alle prime difficoltà e darsi degli obiettivi. Tutto condito da tanta passione».

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