Sì al conflitto di attribuzione
sulla querela Di Pietro-Berlusconi

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzione proposto dal Gup di Bergamo nei confronti della Camera dei Deputati relativa alla insindacabilità delle opinioni espresse dal premier, Silvio Berlusconi, nei confronti del leader dell'Idv Antonio Di Pietro.
Di Pietro aveva querelato Berlusconi per diffamazione aggravata per delle affermazioni del presidente del Consiglio alla trasmissione tv «Porta a Porta» del 10 aprile 2008. In quell'occasione, Berlusconi aveva detto, tra l'altro: «Di Pietro è un emerito bugiardo. Tenga presente che non ha nemmeno una laurea valida».

La decisione della Consulta, presieduta da Ugo De Siervo, deriva dal fatto che «sotto il profilo del requisito soggettivo, va riconosciuta la legittimazione del Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale ordinario di Bergamo a sollevare conflitto» e che «parimenti, deve essere riconosciuta la legittimazione della Camera dei deputati ad essere parte del presente conflitto, quale organo competente a dichiarare in modo definitivo la propria volontà in ordine all'applicabilità dell'art. 68, primo comma, della Costituzione».

«Per quanto attiene al profilo oggettivo - scrive ancora la Corte - il giudice ricorrente lamenta la lesione della propria sfera di attribuzione, costituzionalmente garantita, in conseguenza di un esercizio ritenuto illegittimo, per inesistenza dei relativi presupposti, del potere spettante alla Camera dei deputati di dichiarare l'insindacabilità delle opinioni espresse dai membri di quel ramo del Parlamento« e quindi «esiste la materia di un conflitto la cui risoluzione spetta alla competenza di questa Corte». (ITALPRESS).

© RIPRODUZIONE RISERVATA