Paolo Valoti lascia il Cai
«Sogno una "Sat" orobica»

Tra poche ore scadrà il terzo mandato di Paolo Valoti e questi dieci anni e resteranno quasi certamente nella storia del Cai come la sintesi tra la grande tradizione e la sua evoluzione ben rappresentata dal Palamonti.

Tra poche ore scadrà definitivamente il terzo mandato di Paolo Valoti e questi dieci anni – dal 19 aprile 2001 con uno stop nel 2004 per consentire la rielezione l'anno seguente – resteranno quasi certamente nella storia del Cai come la sintesi tra la grande tradizione e la sua evoluzione ben rappresentata dalla sede di via pizzo della Presolana.
«Quello di dieci anni fa era il Cai di via Ghislanzoni, un Cai in fase di ripiegamento soprattutto per via della mancanza di spazi adeguati. L'idea della nuova sede, avviata già durante la presidenza di Nino Calegari e maturata attraverso la battuta d'arresto del progetto a Longuelo, ha rappresentato una svolta sia dal punto di vista logistico, ma anche della filosofia del sodalizio. Un vero e proprio salto culturale che ha portato all'attuale casa della montagna e a una mentalità di grande apertura verso il mondo esterno con una dimensione, sociale, culturale ed educativa di grande respiro».

Ma quali sono i progetti che hanno appassionato Valoti presidente? «Tra i tanti non posso dimenticare la costituzione all'interno dell'associazione di nuove scuole dedicate alla montagna a partire da quella di escursionismo dedicata a Giulio Ottolini fino ad arrivare all'ultima nata di alpinismo giovanile».

E per il futuro del Cai Bergamo Valoti si augura «che il percorso avviato col Palamonti possa proseguire attraverso una federazione bergamasca di tutte le sezioni orobiche con una forma giuridica in grado di tenere unite anche quelle che oggi non appartengono al Cai di Bergamo. Una sorta di Sat (Società alpinisti trentina, ndr) adeguata alla nostra realtà».

Leggi l'intervista integrale su L'Eco di Bergamo del 26 aprile

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