Nuova tassazione per gli affitti
Pro e contro la cedolare secca

Luci e ombre per la cedolare secca. Entrata in vigore agli inizi di aprile, la nuova tassazione sugli affitti riguardanti gli immobili ad uso abitativo raccoglie consensi ma anche qualche critica. La nuova normativa non ha inserito anche gli immobili commerciali.

Luci e ombre per la cedolare secca. Entrata in vigore agli inizi di aprile, la nuova tassazione sugli affitti riguardanti gli immobili ad uso abitativo raccoglie consensi ma anche qualche critica. «Con la cedolare secca – spiega l'avvocato Gaetano D'Andrea, presidente di Asppi Bergamo, l'Associazione Sindacale Piccoli Proprietari Immobiliari – è ora possibile scegliere il regime fiscale che si ritiene di adottare, tra quello tuttora vigente, che si fonda sul cumulo dei redditi e prevede specifiche riduzioni Irpef (15% per tutti i contratti, più un ulteriore 39% per quelli a canone agevolato), oppure la nuova tassazione separata, che prevede una aliquota fissa del 21% sui contratti a canone libero, e del 19% su quelli a canone concordato».

Il vantaggio fiscale, prosegue D'Andrea, «è possibile per i contribuenti il cui reddito complessivo è superiore a 28mila euro. La cedolare secca è riconosciuta solo per i contratti aventi ad oggetto un immobile ad uso abitativo e relative pertinenze se locate congiuntamente». Pertanto sono esclusi dai benefici gli immobili ad uso commerciale, oltre alle sublocazioni, perché si genera un redito diverso e non avente natura fondiaria. Inoltre, con la cedolare secca il locatore rinuncia per tutta la durata del contratto ad applicare le variazioni Istat.

L'Agenzia delle Entrate, per consentire ai proprietari di decidere quale soluzione adottare, informa che hanno tempo fino al sei di giugno per registrare i contratti di locazione.

«Per Asppi – sottolinea D'andrea – la possibilità di usufruire della cedolare secca rappresenta un riconoscimento di una battaglia durata anni, finalizzata ad introdurre per i proprietari di immobili una tassazione più equa, così come lo era stata per l'abolizione dell'ICI sulla prima casa». Ma non mancano le criticità. «La nuova normativa – evidenzia D'Andrea - purtroppo non ha inserito anche gli immobili commerciali, e ciò è certamente una discriminante».

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