In Città Alta l'addio a Finardi
L'intera comunità in Cattedrale

Serrande abbassate, martedì mattina in Città Alta, per l'ultimo saluto a Claudio Finardi, conosciutissimo negoziante di Città Alta, noto non soltanto perché il suo negozio fu il primo di Bergamo a vendere i blu jeans, ma per la grande attenzione ai problemi e ai bisogni della gente.

Serrande abbassate, martedì mattina in Città Alta, per l'ultimo saluto a Claudio Finardi, conosciutissimo negoziante di Città Alta, noto non soltanto perché il suo negozio fu il primo di Bergamo a vendere i blu jeans, ma per la grande attenzione ai problemi e ai bisogni della gente, che ha sempre aiutato con gesti tanto concreti quanto nascosti.

In un Duomo zeppo di amici e conoscenti - tutta Città Alta si è fermata per l'ultimo saluto a Finardi -, il rito funebre è stato celebrato dal parroco della Cattedrale, monsignor Giuseppe Sala, dal viceparroco, don Gianluca Brescianini, dal parroco di Ponteranica (paese di residenza di Claudio Finardi), don Sergio Scotti, e dal canonico della Cattedrale, monsignor Giovanni Bui, che ha tenuto l'Omelia, ricordandone non soltanto la socievolezza e le passioni sportive di Claudio Finardi, ma anche la mitezza e la grande sensibilità verso i bisogni degli altri, che ha sempre voluto aiutare senza mai mettersi in mostra.

In tanti, poi, conoscevano la sua grande passione per le moto d'epoca. Altri ancora - molti di più - l'avevano incontrato nello storico negozio di tessuti e abbigliamento affacciato sulla Corsarola. Forse non tutti però sapevano di quanto il suo attaccamento a Città Alta e alla dimensione popolare che tuttora appartiene in qualche misura al centro storico si traducesse appunto in gesti concreti di grande attenzione ai problemi della gente.

Claudio Finardi se n'è andato lo scoerso venerdì 22 aprile attorno alle 8.30 di mattina nell'abitazione di Ponteranica dove viveva assieme alla moglie Annarita e al figlio Bruno .

E oggi è giusto ricordare, ad esempio, come il negozio (anche se bottega rende meglio) inaugurato dal padre Bruno negli anni Cinquanta, il primo in città a vendere i jeans, fosse uno degli ultimi a consentire ai suoi clienti di saldare i conti periodicamente, segnando le spese su quelli che un tempo si chiamavano i «libretti».

Ed è giusto ricordare anche la possibilità offerta agli inquilini che vivevano negli immobili di sua proprietà di restarci pagando un affitto diciamo pure modico, considerate le tariffe del mercato nella parte più prestigiosa della città.

«Si ispirava a una filosofia imprenditoriale d'altri tempi - ricorda Aldo Ghilardi, presidente della Cooperativa di Città Alta e grande amico di Finardi - della serie: tu mantieni decorosamente l'immobile in cui ti trovi e io ti faccio pagare poco o comunque il giusto. Questo aveva consentito alla nostra cooperativa, realtà cui Claudio è stato sempre vicino, di mettere a disposizione degli studenti la sala studio di via Salvecchio ma anche di gestire il negozietto equosolidale della Corsarola così come tutti lo conosciamo».

Proprio per questa sensibilità l'intera comunità di Città Alta gli è sempre stata riconoscente ed è proprio per questo che martedì mattina non ha voluto mancare per l'ultimo saluto in Cattedrale.

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