Migranti tunisini a Bergamo:
dal Comune la «casa» di Longuelo

Per i migranti tunisini a Bergamo il Comune metterà a disposizione una struttura a Longuelo. «Accoglienza sì, ma sempre nel rispetto delle regole», ha detto l'assessore alle Politiche sociali nel corso dell'incontro in Prefettura.

Per i migranti tunisini a Bergamo il Comune metterà a disposizione una struttura a Longuelo. «Accoglienza sì, ma che sia comunque sempre nel rispetto delle regole», ha detto Leonio Callioni, assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo nel corso dell'incontro in Prefettura.

E ha aggiunto: «Lo dico subito: se non ci sarà, da parte degli ospiti, il rispetto delle regole sociali di convivenza la struttura verrà ritirata immediatamente».

L'accoglienza - ha sottolineato l'assessore - «è anche un non indifferente impegno finanziario. In questo momento sia il Comune sia la Provincia stanno raschiando anche la vernice del barile. Personalmente busserò alla porta della Fondazione Comunità bergamasca e della Fondazione Cariplo. Chiedo che tutta la società partecipi a questo sforzo di solidarietà».

La questione dell'accoglienza è stata affrontata in una riunione in Prefettura, a cui hanno partecipato, oltre prefetto e questore, Caritas-Cooperativa Ruah, Comune di Bergamo e Provincia. Prima urgenza: razionalizzare l'accoglienza dei tunisini (alcuni arrivati con i gruppi del Piano nazionale, altri da soli, fuggiti da centri di identificazione nel Sud Italia), anche in vista di nuovi gruppi di migranti dal Nord Africa.

Un'accoglienza che a Bergamo come nel resto d'Italia deve fare i conti con le scarsissime disponibilità finanziarie degli enti locali. E queste persone hanno bisogno di tutto, dal vestiario al cibo, oltre a un tetto. «L'accoglienza non è pura assistenza – sottolinea don Claudio Visconti –. Ma soprattutto una prospettiva per il futuro. Per questo, per i migranti tunisini, stiamo attivando azioni che favoriscano la coesione sociale con la realtà locale. Si stanno mettendo a punto, con la Cisl, possibili "patti di lavoro": in cambio di lavori saltuari nelle nostre strutture o alla Ruah, potremmo fornire ai migranti una diaria minima giornaliera così da scongiurare derive pericolose, per loro e per la società che li ospita».

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