«Io, autista di Papa Wojtyla
sulla Campagnola a Bergamo»

Angelo Rizzi, che oggi ha 87 anni, se lo ricorda bene quel 26 aprile 1981: a lui spettò il compito d'eccezione di guidare una normalissima Campagnola trasformata in «Papamobile» nei trasferimenti in auto durante la visita a Bergamo e Sotto il Monte di Papa Giovanni Paolo II.

«Mi appoggiò l'impermeabile sulle spalle e mi disse che avrebbe provveduto lui a tenerlo fermo mentre guidavo, vista la pioggia battente». Angelo Rizzi, 87 anni, se lo ricorda bene quel 26 aprile 1981 e quei trasferimenti con un'auto scoperta fra Bergamo e Sotto il Monte, con un passeggero d'eccezione: Papa Giovanni Paolo II.

«Pioveva a dirotto - aggiunge Angelo - e mostrò tanta premura. Con lui scambiai, durante i trasferimenti, anche qualche parola. Era dispiaciuto del fatto che avessi bagnato il mio vestito. Gli spiegai che era il mio abito di nozze e allora mi chiese quanti figli avessi e come si chiamava mia moglie».

Angelo, da qualche settimana ospite della Casa di Riposo di Gandino, ha ancora negli occhi quella giornata memorabile. Nato nel 1923 a Marano, nel Veronese, era entrato giovanissimo nel Corpo Forestale di Stato. Dopo i corsi a Oderzo in provincia di Treviso, fu trasferito alla direzione generale a Roma, successivamente a Rieti e quindi a Bergamo, dove finì per restare tutta una vita.

A Bergamo conobbe Floriana Martinelli, divenuta sua moglie, con la quale ha vissuto nella casa di Longuelo insieme ai figli Gianfranco, Gabriella e Rossana. Fu «L'Eco di Bergamo» ad essere inconsapevole Cupido per i novelli sposi. «Mio suocero Francesco Martinelli lavorò a L'Eco per moltissimi anni, come fattorino e custode. Feci amicizia con Floriana proprio sulle panchine davanti alla sede del giornale».

Angelo a Bergamo divenne responsabile dei vivai per conto della Forestale e si occupò negli anni delle opere di rimboschimento in tutta la provincia, sino alla pensione nel 1983. Nel 1981 la Prefettura di Bergamo, nell'ambito dei preparativi per l'arrivo a Bergamo del Pontefice, dispose di allestire una Campagnola della Forestale per i trasferimenti brevi del Papa, in città e a Sotto il Monte, mentre quelli più lunghi ( da e per la città) furono organizzati in elicottero.

«Il ministero dell'Interno indicò il mio nome quale autista - sottolinea Angelo con giustificato orgoglio - e mi adoperai da subito per apportare all'auto le necessarie modifiche, che consentissero al Santo Padre di salutare la folla». Un'officina specializzata e un preciso lavoro di carrozzeria realizzarono in pochi giorni quello che sarebbe stato un artigianale prototipo di Papamobile.

«Tutto andò per il meglio - continua Rizzi - e con tanta emozione ricordo l'episodio dell'impermeabile, ma soprattutto la sincera cordialità del Santo Padre. Non sapevo se fosse conveniente confessare che l'abito che indossavo, ormai inzuppato fradicio per la pioggia, era quello di nozze, ma non potevo certo mentire al Papa!».

Giovanni Paolo II donò ad Angelo Rizzi una corona del rosario e una medaglia, che conserva fra i ricordi più cari insieme a una serie di immagini che lo vedono composto e attento alla guida della jeep nelle varie fasi della visita a Bergamo e Sotto il Monte. «Bisognava prestare tanta attenzione - aggiunge - e l'emozione complicava le cose non poco, complice lo stuolo di mezzi di scorta e ovviamente la folla che si assiepava ai lati delle strade ad ogni spostamento».

Per la verità Angelo Rizzi non era nuovo ad avere passeggeri «importanti» sulla propria auto, anche se si tratta di una storia completamente diversa, che affonda le radici in un lontano passato. Il ricordo va infatti agli anni della guerra, quando come giovane Forestale fu chiamato nel 1944, quando era in servizio a Grumello del Monte, a fare l'autista al Duce Benito Mussolini, riparato a Dobbiaco e nella Repubblica di Salò.

«Per quaranta giorni ebbi l'ordine di servizio di fare da autista privato a Mussolini - ricorda - e conobbi anche donna Rachele, con la quale ebbi modo di scambiare anche qualche parola di cortesia». L'emozione però resta tutta per quel giorno di aprile del 1981, che in questi giorni è parso tanto vicino grazie alle celebrazioni per la Beatificazione del Papa polacco.

«Ho assistito alla cerimonia di Piazza San Pietro alla televisione - conferma Angelo - e non nego una punta di commozione, complice il fatto che proprio il 1 maggio c'è stato in famiglia anche il battesimo della mia pronipote Martina, che si aggiunge ai tre adorati nipoti».

Una bella coincidenza cui si aggiunge anche quella di essere ora, in Val Gandino, in una terra che pure vanta legami con il Beato Giovanni Paolo Secondo. A Casnigo, al Santuario della Madonna d'Erbia, è infatti conservata l'ultima veste talare indossata da Papa Wojtyla prima della sua morte nel 2005, mentre a Gandino, nel Museo della Basilica, sono conservati lo zucchetto del Papa e calice, pisside e ampolline usati per la messa a Bergamo del 26 aprile 1981.

Quando a guidare la Papamobile c'era ... un Angelo.

Giambattista Gherardi

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