La veglia: «Yara, aiutaci
a sopportare questo dolore»

Don Gustavo Bacuzzi, il curato dell'oratorio di Brembate Sopra: «Ogni quindici giorni un gruppo di giovani dell'oratorio si riunisce, nel corso dell'anno, per un momento di preghiera. L'appuntamento di questa settimana abbiamo voluto fosse qui».

Don Gustavo Bacuzzi, il curato dell'oratorio di Brembate Sopra, prende il microfono e spiega il significato della veglia svoltasi ieri sera per pregare per Yara e per la sua famiglia: «Ogni quindici giorni un gruppo di giovani dell'oratorio si riunisce, nel corso dell'anno, per un momento di preghiera. L'appuntamento di questa settimana abbiamo voluto fosse qui».

È tutto per Yara, a pochi passi da lei, nella Brembate Sopra che tanto l'ha attesa. La preghiera questa volta è nel grande cortile della Casa «Serena», dove è stata allestita la camera ardente. I giovani arrivano presto, quando è ancora possibile entrare nella chiesetta per sostare in preghiera davanti alla bara bianca. Poi alle 20 si chiude e i ragazzi si sistemano fuori, provano i canti, occupano i gradini, i muretti, le panchine del parco. In breve tempo arrivano molte persone, circa 250.

Tanti i giovani, i ragazzini, le famiglie, i visi un po' più anziani di alcuni nonni, qualche volto che rivela la provenienza straniera, alcune suore, qualche sacerdote, il parroco don Corinno Scotti, il sindaco Diego Locatelli. Nella veglia si meditano i misteri dolorosi del Rosario, accompagnati dalla lettura di un passo evangelico e dal canto dei giovani.

Verso le 21 le luci della cappella, dove poco prima sono arrivati anche i genitori di Yara per pregare, si spengono e anche fuori, nel cortile, cambiano le luci, mutano le ombre. Scende la sera. Yara è qui, vicina. Scende la sera, come tante volte è sceso il buio sulle giornate spese a cercare, sulle ore passate a pregare e a sperare.

La preghiera procede con calma, nelle decine del Rosario recitate dai ragazzi, nei canti accompagnati dalla chitarra, nella lettura del Vangelo che racconta la passione di Cristo. I ragazzi ascoltano e pregano a voce bassa, quasi immobili.

Nella veglia vengono letti anche alcuni pensieri tratti dai quadernoni che hanno raccolto le parole e le preghiere di tanta gente in questi sei mesi. «Ciao Yara, danza felice in Paradiso», «Aiutaci ad accettare senza odio tutto il male che ti hanno fatto». Poi le parole, semplici e dolcissime, scritte dal fratello Natan: «Io ti voglio bene e spero che starai in pace in cielo».

Prima della benedizione prende la parola don Corinno che si dice contento per il carattere intimo e familiare della veglia, senza il clamore mediatico: «Siamo solo noi di Brembate». È la grande famiglia di Yara. Don Corinno racconta delle migliaia di persone che hanno già raggiunto la cappella per salutare Yara. «Una processione, silenziosa, composta, dignitosa, per tutto il giorno, ininterrottamente».

Il parroco ha incontrato tante persone e qualcuno gli si è accostato per confidargli un pensiero. «Quanto male hanno fatto a Yara. Così mi ha detto una persona oggi, piangendo. Ma poco dopo un'altra mi ha detto: quanto bene sta facendoci Yara. Entrambe le cose sono vere». 

Poi parla a cuore aperto ai suoi parrocchiani, con la confidenza di un padre. «Noi di Brembate abbiamo la responsabilità di aver avuto fra di noi una piccola grande santa. La vita di Yara è stata donata per il bene». Poi l'invito a non perdersi nella tentazione della vendetta e della cattiveria. «Noi speriamo che il colpevole venga preso, - ha concluso - ma a noi tocca uscire da questa tragedia con la certezza che Yara ci aiuta a stare uniti, a vivere la solidarietà, la fraternità, la fiducia nel Signore».

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