QUI MILANO Il vento è cambiato
Pisapia è l'uomo della scossa

È l'uomo della scossa per la sinistra. Partito da sfavorito nel novembre 2010 alle primarie per la scelta del futuro candidato sindaco di Milano, Giuliano Pisapia ha stravolto ogni risultato battendo poi al secondo turno il sindaco uscente Letizia Moratti.

È l'uomo della scossa per la sinistra. Partito da sfavorito nel novembre 2010 alle primarie per la scelta del futuro candidato sindaco di Milano, Giuliano Pisapia ha stravolto ogni risultato battendo il candidato del Pd, Stefano Boeri, e arrivando - dopo lunghi mesi di campagna elettorale - a conquistare la poltrona di sindaco di Milano, città da 20 anni amministrata dal centrodestra. Un risultato oltre ogni aspettativa, visto che già un ballottaggio, per il forte radicamento del centrodestra a Milano, sarebbe stato un successo.

Pisapia ha sfruttato l'onda emotiva creata da Nichi Vendola, che in Puglia aveva sovvertito ogni pronostico battendo il candidato del Pd alla guida della Regione. Due episodi che all'epoca hanno creato una frattura nel Partito democratico, che oggi però fa quadrato intorno a Pisapia, difendendo il ruolo fondamentale delle primarie. Giuliano Pisapia, 62enne, penalista conosciuto e famoso come il padre Giandomenico, ha saputo strappare al centrodestra non solo i voti della "borghesia illuminata" (per usare un termine utilizzato da Letizia Moratti), ma anche dell'elettorato cattolico e moderato, nonostante le sue posizioni favorevoli alle unioni di fatto e a una tolleranza religiosa che non esclude la costruzione di una moschea.

Doppia laurea in Scienze politiche e Giurisprudenza, ma soprattutto grande appassionato di politica, Pisapia entra in Parlamento nel 1996 come deputato indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista. Legislatura in cui ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione giustizia della Camera dei deputati. Rieletto nel 2001, Pisapia ha ricoperto il ruolo di presidente del comitato carceri e alla vigilia delle politiche del 2006 ha collaborato alla stesura del programma per la giustizia. Nel 2009 è stato chiamato a presiedere la Commissione ministeriale per la riforma del codice penale.

A Milano sono bastati sei mesi di campagna elettorale per ribaltare l'esito di un voto che sembrava scontato: un periodo in cui Pisapia ha scelto di parlare ai milanesi, dei problemi della città, preferendo incontrare la cittadinanza nei quartieri, bocciofile e associazioni di volontariato, piuttosto che farsi spalleggiare dai big politici, che pure - a ridosso della votazione al primo turno - sono scesi in campo per sostenere la sua candidatura.

Da Bersani a Rosy Bindi, passando per Walter Veltroni, Antonio di Pietro e Nichi Vendola. Poche promesse, molto impegno e nessuna bacchetta magica sono le frasi che Pisapia ha ripetuto durante tutto l'arco della campagna elettorale, promettendo solo l'utilizzo gratuito dei mezzi agli over 65enni, e la possibilità di togliere l'ecopass compatibilmente con il risultato dei referendum ambientali di giugno. I suoi slogan "Forza gentile", "Milano si può", "il vento cambia davvero" hanno fatto breccia nei milanesi, affascinati dal sogno di Pisapia di riportare Milano a essere una grande città europea e capitale morale d'Italia.

E dopo una lunga e faticosa battaglia elettorale, i mesi che verranno non saranno più leggeri: da sindaco dovrà farsi carico della macchina Expo che ancora stenta a partire, dei cantieri aperti in città, del problema dell'immigrazione acuito dalla crisi libica, del traffico, di ecopass e smog. Il tutto in tandem con la Regione Lombardia, governata da Roberto Formigoni, uomo forte del Pdl che gode dell'appoggio dell'area di Comunione e Liberazione. Il lavoro, per Pisapia, da oggi nuovo sindaco di Milano, è appena iniziato.

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