Bergamo: meno infortuni sul lavoro, più vittime

Bergamo: meno infortuni sul lavoro, più vittimeI dati Inail: 26 morti in dieci mesi nel 2003, 24 nel 2002. Bilancio pesante per le disgrazie in strada

È appena entrato a far parte dell’esecutivo nazionale dell’Anmil. Ma la bella notizia, per il bergamasco Franco Bettoni, presidente provinciale dell’associazione che si attiva per prevenire gli infortuni sul lavoro e si preoccupa del sostegno agli invalidi, non ne nasconde una tutt’altro che positiva, per lui e per la Bergamasca in genere. Anche il 2003 ha portato una brutta statistica in tema di incidenti gravi, gravissimi, quelli mortali legati all’occupazione. I dati ufficiali dell’Inail non riguardano l’intera annata ma solo i mesi fino a ottobre. E a Bergamo risultano crescere gli infortuni mortali rispetto al 2002 e al 2001. Una crescita che peraltro è in controtendenza rispetto alla Lombardia e a tutta l’Italia.

Vediamo i numeri. Sono state 26, da gennaio a ottobre le persone che hanno trovato la morte mentre lavoravano: erano 24 l’anno precedente, 23 nel 2001. Un trend in crescita che cozza contro l’inversione di tendenza registrata nella nostra Regione: 165 gli infortuni mortali nei primi dieci mesi del 2003, 180 quelli del 2002, 246 quelli dell’anno prima. E in controtendenza anche con la penisola intera: 924 le vittime del 2003; 1.123 quelle del 2002, 1.179 quelle del 2001. Anche se Bruno Pesenti, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl precisa: «L’Inail nella determinazione dei dati considera sia gli incidenti sul lavoro, sia gli incidenti stradali, quelli cioè che si verificano sulla strada da e per il lavoro avvenuti in provincia, ma anche fuori provincia. E inoltre nelle proprie statistiche tiene conto solo delle persone assicurate e non dei lavoratori in nero». «In realtà - prosegue Pesenti - i morti sul lavoro in provincia di Bergamo sono stati 9 nel 2003 contro i 7 del 2002. A livello regionale sono stati 113 nel 2002, mentre non conosciamo ancora il dato del 2003».

Le cifre legate al mondo dell’industria, del commercio e dei servizi sono ribadite, seppure in versione meno drastica, anche nel campo dell’agricoltura. Due gli infortuni mortali dell’anno scorso in terra orobica, come nel 2002 e uno in più del 2001. Otto invece in Lombardia nel 2003, contro gli undici dell’anno prima e i dieci del 2001. Ancor più forte la riduzione in ambito nazionale: 93 le vittime dell’anno scorso, 124 quelle dell’anno precedente, erano state 128 nel 2001. Se aumentano i mortali, calano invece nel complesso, e in questo caso la provincia orobica è allineata con la tendenza lombarda e italiana, gli infortuni in generale, come evidenziano le denunce delle aziende. Nell’industria, nel commercio e nei servizi gli incidenti sul lavoro fino all’ottobre 2003 sono stati 14.425 contro i 19.377 del 2002 e i 20.526 del 2001. In Lombardia l’anno scorso erano stati 116.261, l’anno prima 160.404 e quello prima ancora 165.088. E in Italia 668.206 nel 2003, contro i 907.682 del 2002 e i 938.875 del 2001.

Spiega Sergio Manzoni, responsabile della sicurezza in Cisl: «Il calo degli infortuni c’è anche in terra bergamasca, crescono invece quegli incidenti, gravi, che avvengono durante il tragitto da e per il luogo di lavoro. È necessario adesso impegnarci anche su questo versante dopo che per anni, e con un certo risultato, abbiamo battuto il chiodo della sicurezza dentro le aziende».

E come ci si muove, dunque, per prevenire gli infortuni? In primis nelle scuole. «Portiamo nelle classi i giovani, i ragazzi che si sono trovati faccia a faccia con un incidente mentre prestavano servizio in un determinato settore - spiega Bettoni -. Sono loro stessi che descrivono motivazioni ed effetti dell’incidente, raccontando la loro esperienza diretta a coetanei o giù di lì» È, questo, un modo per far entrare con forza il tema della sicurezza a chi presto incontrerà il mondo del lavoro, perché potrebbe capitare a chiunque. In effetti sono proprio i ragazzi quelli che rimangono più spesso vittime di infortuni: su un milione di incidenti all’anno circa il 45 per cento riguarda lavoratori in età compresa tra i 17 e i 34 anni, con una fortissima incidenza nel lavoro interinale e nelle piccole imprese. Per questo a livello nazionale l’Anmil ha appena concluso una campagna di sensibilizzazione con uno spot che mira soprattutto a sottolineare l’importanza della prevenzione, usando immagini, messaggi e toni positivi.(20/01/2004)

© RIPRODUZIONE RISERVATA