Referendum, valanga di sì
E la Lega si prepara a Pontida

Dopo 16 anni il referendum raggiunge il quorum (oltre il 57%). Un po' più basso il dato di Bergamo e provincia: 53,7%. A Foppolo l'affluenza più bassa d'Italia, la Lega si prepara all'appuntamento cruciale di domenica a Pontida.

Dopo 16 anni il referendum raggiunge il quorum (oltre il 57% su tutti e quattro i quesiti, escluso il voto degli italiani all'estero) ed è valido. Un po' più basso il dato di Bergamo e provincia: 53,7%. Dagli italiani arriva una valanga di sì (oltre il 95%, anche qui escluso l'estero) dando un chiaro avvertimento a governo e maggioranza, dopo l'annuncio di non voto da parte del premier Silvio Berlusconi. Il capo del governo prende atto, assicura che terrà conto e prepara la verifica parlamentare del 22 giugno accelerando con la riforma del fisco. La Lega si prepara all'appuntamento cruciale di domenica a Pontida e si dice, con le parole di Roberto Calderoli, «stufa di prendere sberle». I referendari festeggiano in piazza ed il Partito democratico torna a chiedere le dimissioni del Cavaliere, invitando il Carroccio a staccare la spina.

Due settimane e due colpi da ko, quindi. Ormai non sono più sinistri (in ogni senso) scricchiolii quelli nel centrodestra: la crisi è aperta e domenica a Pontida (a proposito, quorum superato anche qui...) la Lega potrebbe accelerarla in modo irreversibile. Fermo restando che questa è sì l'agonia di Silvio Berlusconi e quindi del Pdl, ma la Lega non è immune da responsabilità: e il trionfo dei sì anche nella Bergamasca lo dimostra. Anche se va detto che sulla questione dell'acqua il Carroccio era stato decisamente più prudente dei Pdl, dove i quesiti referendari sono stati derubricati a cosa inutile. Nella più rispettosa delle definizioni circolate nei giorni scorsi. Per il centrosinistra che si era schierato compatto a difesa dei referendum, questo è un indubbio successo. Un altro colpo al consenso di un centrodestra sempre più allo sbando e incapace di fiutare l'aria anche all'interno del proprio elettorato, dove in parecchi hanno probabilmente votato «sì».

Per festeggiare a Bergamo si sono dati appuntamento alla vedovella di piazza Vittorio Veneto gli esponenti del Comitato referendario bergamasco. Qui, avvolti nelle bandiere blu simbolo del movimento «Acqua bene comune», hanno festeggiato il risultato ottenuto brindando con della «buona acqua pubblica» che oggi ha per loro il sapore della vittoria. Una vittoria che, Lorella Lari, referente locale del comitato, definisce trasversale: «Oggi hanno vinto i cittadini, che hanno rifiutato di consegnare l'acqua, bene sacro, al mercato e alle sue leggi». Il Comitato referendario, il cui impegno a favore dell'acqua è cominciato nel 2006, non contempla la partecipazione di alcun partito politico, ma è costituito da numerose associazioni espressione della società civile. Sopra le teste di quanti si sono uniti ai festeggiamenti nessuna bandiera di partito, ma non sono mancati i rappresentanti di Pd, Rifondazione comunista e Sel, partiti che hanno appoggiato il referendum.

E se la partecipazione al referensum è stata massiccia in Bergamasca come in Italia, al nostro territorio spetta un primato: la maglia nera d'Italia. Con il suo 20,9% di votanti è il comune italiano che ha registrato la più bassa partecipazione al referendum. Su 172 elettori sono andati a votare soltanto in 36. Ma quello del piccolo paese della Val Brembana è un dato piuttosto isolato, perché la provincia di Bergamo nel suo complesso ha registrato un 53,7% di affluenza alle urne: più basso del dato nazionale ma comunque ben al di sopra della soglia del 50% più uno, limite minimo per la validità del referendum e obiettivo dei suoi promotori. Un po' più alta di quella provinciale, anche se non di molto, è la percentuale che riguarda Bergamo città: 54,5% di votanti. Quorum raggiunto senza esitazioni, dunque, nella nostra provincia. E sono andati oltre il 50% più uno anche tutti i principali comuni della Bergamasca: Dalmine ha registrato un 58,5%, mentre Seriate gli sta poco dietro con oltre il 57%, ad Albino si è raggiunto il 56,7% e appena più basse sono le percentuali della bassa, con Romano al 54,5% e Treviglio al 53,3%. Il record assoluto l'ha fatto invece Oltressenda Alta, in Val Seriana, con un 76,3% che sbaraglia tutti: l'unico comune ad aver superato la soglia del 70%. Mentre bisogna scendere di diversi punti in percentuale, e trasferirsi di nuovo in Val Brembana, per trovare il secondo classificato: Valleve con il 66,7%, subito incalzato però da Roncobello e Isola di Fondra che si piazzano a pari merito con un 66,3%. Ma ci sono altri 12 comuni che hanno superato il 60%. A cominciare da Gandellino con un 65,3%, che viene immediatamente seguito da Piario con il 64,7% e poi da Carona (64,6%), Villa d'Ogna (63,4%), Levate (63,2%), Averara (62,1%) e Castro (62%). Oltre il 60%, anche se di poco, sono andati anche Bariano, Brumano, Piazzolo, Pradalunga, Valgoglio e Valnegra. Le percentuali più basse, oltre all'ineguagliabile 20,9% di Foppolo, si sono registrate a Torre Pallavicina, Dossena, Foresto Sparso, Cornalba, Fuipiano Valle Imagna e Gerosa: rispettivamente hanno fatto il 35,4%, 36,7%, 37%, 38,9% e 39,6% (a pari merito Fuipiano e Gerosa). Poco sopra si sono piazzati Vigolo e Mornico al Serio, con il 40% e il 40,9%. Mentre è ampia la schiera dei paesi che hanno mancato di poco il 60%, attestandosi intorno al 59%: Ardesio, Colere, Colzate, Mezzoldo, Osio Sopra, Parzanica, Presezzo, Tavernola Bergamasca e Torre de' Roveri. Tutti gli altri comuni della nostra provincia hanno percentuali che si collocano tra il 41% e il 58%. Sono 70, tra questi, quelli in cui la percentuale di votanti non ha raggiunto il quorum, mentre negli altri 174 si è andati oltre la soglia del 50% più uno.

Su L'Eco di Bergamo del 14 giugno numerose pagine sull'argomento

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