Occhi puntati su Pontida
I lumbard aspettano Bossi

In attesa che Umberto Bossi detti la linea domenica 19 giugno dal palco di Pontida, i segnali iniziano già a farsi sentire a Roma: dai rifiuti, alla scuola, passando per le ganasce fiscali, i leghisti non sono più disposti a concedere sconti.

Le «sberle» degli elettori ancora bruciano. Ma è ora di «rinsavire» e accelerare quelle «scelte coraggiose» che gli italiani esigono. La Lega lo reclama a gran voce. Perché se Amministrative e referendum hanno insegnato qualcosa agli esponenti del Carroccio, è che la base non ha più tanta pazienza. E in attesa che Umberto Bossi detti la linea domenica 19 giugno dal palco di Pontida, i segnali iniziano già a farsi sentire a Roma: dai rifiuti, alla scuola, passando per le ganasce fiscali, i leghisti non sono più disposti a concedere sconti. E iniziano a fissare i loro paletti.

C'è attesa tra i militanti. Sul pratone di Pontida si aspettano di sentire una «parola d'ordine» per ripartire. E chiedono al «capo», Umberto Bossi, di sapere guardare lungo, al futuro, e dare «indicazioni». Ma dal Senatur, che finora è rimasto silente, invocano anche «segnali ben precisi» per Silvio Berlusconi, perché, come dice il sindaco di Verona Flavio Tosi, «chi deve capire» è il premier. «I cittadini si sono stufati - dice Tosi, interpretando il sentimento della base - di sentire parlare di toghe rosse, bunga bunga e questioni che non sono nell'interesse collettivo». Cosa in concreto cambierà nel rapporto con l'alleato Pdl e cosa si esigerà da Berlusconi, i leghisti si aspettano che lo indichi Bossi. Il capogruppo Federico Bricolo esclude intanto «esecutivi tecnici o di transizione». Ma proprio in vista del tradizionale appuntamento di Pontida, la Lega a Roma alza la voce sui temi di governo. Dal fisco allo stop alle «bombe» in Libia, fino ai rifiuti. Con Roberto Calderoli protagonista in Consiglio dei ministri di un duro scontro che porta a uno stop e al rinvio di ogni decisione sul trasferimento dei rifiuti dalla Campania ad altri siti.

La questione è stata rinviata a giovedì, ma «difficilmente riusciremo a uscirne fuori», hanno detto fonti ministeriali. Intanto, alla Camera nelle commissioni che hanno all'esame il decreto sviluppo si registrano tensioni per le resistenze degli esponenti del Carroccio, che chiedono di rivedere la linea dettata dal governo su alcuni punti. Come le ganasce fiscali, che la Lega vorrebbe allentare in maniera più decisa di quanto il ministro Tremonti sembra disposto a concedere.

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