Caritas, accolti 51 profughi
Sono vittime di violenze

Altri 51 profughi sono stati accolti in Bergamasca e sono per lo più lavoratori che erano immigrati in Libia con le loro famiglie. Molti di essi sono originari del Camerun, Ghana e Nigeria ma anche del Bangladesh, Marocco e Tunisia. Solo una persona è libica.

Altri 51 profughi sono stati accolti in Bergamasca e sono per lo più lavoratori che erano immigrati in Libia con le loro famiglie. Molti di essi, infatti, sono originari del Camerun, Ghana e Nigeria ma anche del Bangladesh, Marocco e Tunisia. Solo una persona è libica. Tra essi 17 donne, qualcuna incinta, e ci sono anche tre bambini con la famiglia. Ieri, in tarda mattinata, sono stati accolti a Casa Amadei, la struttura di via San Bernardino della Caritas diocesana, per il pranzo ed essere poi smistati nelle diverse strutture d'accoglienza. Le donne sono state accolte alla cascina Battaina di Urgnano, 14 uomini sono rimasti a Casa Amadei, mentre altre venti persone, tra cui i nuclei familiari, sono stati trasferiti dalla Protezione Civile in un albergo di Taleggio. Con l'arrivo di queste altre persone, salgono a 120 le persone accolte dalla Caritas che si avvale della competenza della cooperativa Ruah per la gestione dell'emergenza. Alcuni dei primi profughi giunti a Bergamo nei mesi scorsi che godevano della protezione umanitaria, però, hanno già lasciato le strutture per dirigersi all'estero, in Francia, Belgio o Svezia. In totale, quindi, sarebbero circa 200 le persone accolte dalla Caritas. Gli ultimi arrivati, invece, sono richiedenti asilo e resteranno sul territorio italiano.

«La Caritas è a disposizione delle istituzioni per garantire, per quanto possibile, l'accoglienza e la gestione dell'emergenza profughi provenienti dal Nord Africa – dice don Claudio Visconti, direttore della Caritas diocesana bergamasca –. Abbiamo raccolto storie terribili: questi lavoratori stranieri in Libia sono stati il capro espiatorio delle milizie». Le persone arrivate ieri, infatti, sono tutti operai immigrati in Libia per motivi di lavoro e che, oltre alla guerra, hanno subito violenze dai libici. «La storia tipo che ci è stata raccontata dai profughi – riferisce Nicola Baudo, coordinatore dell'emergenza Nordafrica per la cooperativa Ruah – è quella di lavoratori che hanno subito vessazioni sia dalle truppe regolari di Gheddafi, sia dai ribelli. Molti di loro sono scappati dopo un'irruzione nelle loro case e, una volta presi dall'esercito, sono stati messi sui barconi destinazione Lampedusa».

I profughi accolti nelle strutture Caritas inizieranno sin da subito un percorso di prima accoglienza che prevede, tra l'altro, l'aiuto per ottenere i documenti di asilo e il corso di italiano. «Alcuni dei primi profughi che abbiamo accolto – continua Baudo – stanno facendo un percorso d'integrazione sul territorio e sono ospitati in strutture parrocchiali». Sull'argomento l'assessore regionale alla Protezione civile, Polizia locale e sicurezza, Romano La Russa ha risposto a un interrogazione del Partito democratico: «Parlare di emergenza forse è ormai improprio. A Lampedusa arrivano 1.000 persone al giorno e di queste circa 180 sono destinate in Lombardia, perché questo prevedono gli accordi sottoscritti con il Governo. Non sono più né tunisini, né libici: arrivano dalla Libia, ma perché lì si trovavano a lavorare, spesso nei pozzi di petrolio».

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