Astino, la vita ricomincia
dagli affreschi del Cinquecento

«Sì, il Rinascimento di Astino è cominciato». Giuseppe Napoleone, sovrintendente per i Beni architettonici, si muove tra la sacrestia «dove potremmo recuperare in teoria il piano di calpestio cinquecentesco» spiega, indicando gli ultimi ritrovamenti.

«Sì, il Rinascimento di Astino è cominciato». Giuseppe Napoleone, sovrintendente per i Beni architettonici, si muove tra la sacrestia «dove potremmo recuperare in teoria il piano di calpestio cinquecentesco» spiega, indicando gli ultimi ritrovamenti.

Un piano che qualche metro più in là fa capolino in tutta la sua bellezza: uno splendido cotto emerso dagli scavi della Soprintendenza per i Beni archeologici (altra parrocchia...) diretti da Maria Fortunati. Astino è così: «È come un libro. Stiamo sfogliando le pagine della sua storia che riconsegniamo a chi verrà dopo di noi».

E mai definizione è più azzeccata, perché lo splendido monastero non finisce mai di svelarsi. Nel refettorio sono apparse tracce di affreschi del '600: «Sembra che rappresentino il profilo della Valle d'Astino» spiega Friedel Elzi, presidente della società (controllata dalla Mia) che sta recuperando il complesso.

Astino è stato (tra le altre cose) ospedale e magazzino, sulle sue pareti la storia è stata coperta da strati di calce. Coperta, non cancellata. E il lavoro dei restauratori è di straordinaria e certosina pazienza: nella chiesa del Santo Sepolcro «sta tornando alla luce il testo rinascimentale di un'architettura dipinta molto gradevole, fregi dei quali non si aveva memoria». Sono parole di Napoleone.

Ugualmente, dietro l'altare stanno emergendo tracce dell'absidola, che rimandano alle origini romaniche del complesso, mentre le volte stanno rivelando tracce di affreschi cinquecenteschi con antichi stemmi. Capolavori? «Non è questo il punto», spiega il sovrintendente: «Non ha importanza: non è che qui dobbiamo trovarci il Lotto. Che non c'è e non è nemmeno fondamentale».

Lo sguardo scorre sulle decorazioni cinquecentesche: L'apparato è gradevolissimo, lavori di buona mano, a tratti magari un po' di maniera. Ma queste testimonianze s'erano perse, occultate con il passare dei secoli, insieme alle tracce architettoniche che ci permettono di recuperare dimensioni e forme originali.

Ma c'è un'altra storia, questa volta tutta da scrivere, e riguarda il futuro: «Servono investimenti ingenti e idee: siamo pronti a dare il nostro contributo. La fase d'incertezza degli anni scorsi deve finire. L'intervento della Mia ha scongiurato il crollo, ma ora Astino deve vi-ve-re. La vera sfida parte adesso: il ritrovamento di queste tracce fortifica tutti. Questa è un'architettura straordinaria che merita di essere valorizzata».

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