Dagli Usa per studiare Zingonia
e proporre idee per riqualificarla

«Zingonia non è un caso unico. I problemi che sta affrontando sono simili a quelli che altre città d'Europa, costruite fra gli anni '50 e '60 del XX secolo, hanno dovuto affrontare riuscendo poi a superarli». Lo dice un professore dell'Oregon (Usa).

«Zingonia non è un caso unico. I problemi che sta affrontando sono simili a quelli che altre città d'Europa, costruite fra gli anni '50 e '60 del XX secolo, hanno dovuto affrontare riuscendo poi a superarli». A parlare è Deni Ruggeri, professore del dipartimento di Architettura del paesaggio dell'Università dell'Oregon da venerdì a Verdellino per motivi accademici.

Ruggeri, 42 anni, è originario di Calcinate ma vive e insegna da 14 anni in America. La sua specializzazione (per la quale ha anche conseguito un dottorato all'Università di Berkeley) è la riqualificazione delle new towns ossia città di recente costruzione.

Inevitabile quindi il suo interesse al caso Zingonia che per i prossimi quattro giorni, insieme a suoi cinque studenti americani giunti insieme a lui a Verdellino, studierà approfonditamente. Dalle loro camere del Palace Hotel di Zingonia ogni giorno usciranno per fare sopralluoghi in tutte le zone del quartiere fra cui anche quelle simbolo come piazza Affari e le torri di Ciserano.

Base operativa sarà il municipio di Verdellino dove sabato, nella sala del Consiglio, alla presenza degli amministratori dei cinque Comuni su cui cade Zingonia, presenteranno i risultati del lavoro. «Nostro obbiettivo - afferma - proporre soluzioni alternative a quelle già considerate per la sua riqualificazione».

Ruggeri collabora con l'Entp (European new towns platform) organismo che si occupa della riqualificazione in tutti i Paesi europei delle new towns. Ha partecipato a progetti di riqualificazione di città europee come Almere in Olanda, Marne la Vallée in Francia e Harlow in Inghilterra.

«Questa città ad esempio è simile a Zingonia - afferma - perché è nata intorno a realtà industriali che, in seguito alla loro cessata attività, si sono gradualmente svuotate della popolazione autoctona diventando meta di fenomeni immigratori con conseguenti problemi sociali e di sicurezza». Realtà che però ora stanno gradualmente uscendo dal loro stato di «città ghetto» grazie a interventi sull'architettura del paesaggio.

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