Disagio dei sindaci ribelli
«Uniacque non è dei partiti»

Nomine «lottizzate» e più care in Uniacque? Il coordinatore provinciale del Pdl, Carlo Saffioti, getta acqua sul fuoco. Anche se le polemiche dopo il rinnovo del Cda che guiderà la società che gestisce il servizio idrico integrato bruciano ancora.

Nomine «lottizzate» e più care in Uniacque? Il coordinatore provinciale del Pdl, Carlo Saffioti, getta acqua sul fuoco. Anche se le polemiche, il «day after» il rinnovo del Consiglio di amministrazione che guiderà nel prossimo triennio la società che gestisce il servizio idrico integrato (dalla captazione alla depurazione) in quasi tutta la Bergamasca, bruciano ancora.

I sindaci delle liste civiche (guidate dal primo cittadino di Lenna) fanno notare la loro resistenza alla «spartizione partitica», mentre il consigliere provinciale del Pd Matteo Rossi invita il neo-Cda «a rinunciare all'aumento dei compensi».

Saffioti non nega i mal di pancia della vigilia, ma ricorda che alla fine «l'accordo con Lega e centrosinistra è stato raggiunto. Anche il Cda di prima era composto da uomini di fiducia dei partiti». Difende quindi la scelta: «Puntiamo su due professionisti che guideranno Uniacque verso la fusione con Bas-Sii. Serviva una marcia in più, per gestire un'azienda che avrà oltre 300 dipendenti e 90 milioni di euro di ricavi».

I «professionisti» sono l'avvocato Gianni D'Aloia, eletto presidente (in quota Pdl, ma non gradito ad alcune delle sue correnti), e il commercialista Antonio Pezzotta, attuale presidente di Unigas e futuro amministratore delegato di Uniacque, fortemente voluto dalla Lega (almeno dal suo establishment).

«Tenendo conto del profilo che l'azienda assumerà - spiega Saffioti - abbiamo ritenuto opportuno la creazione della nuova figura dell'ad, lasciando alla Lega la scelta della persona più competente. Di conseguenza al Pdl è spettato il presidente, individuato in D'Aloia, in quanto in possesso delle competenze tecniche, giuridiche e legislative necessarie».

Sui costi (con la lievitazione della spesa del Cda dagli attuali 60 mila euro lordi a 231 mila), la precisazione: «Il presidente avrà un rimborso simbolico, il resto andrà all'ad. In questo modo si taglierà anche sulle consulenze, che a oggi ammontano a circa 1 milione di euro». Difficile prevedere quale sarà l'equilibrio di poteri tra i due «professionisti», visto che il discorso del presidente della Provincia Ettore Pirovano all'assemblea dei sindaci è già suonato come un monito agli alleati: «L'ad sarà il braccio operativo del presidente, che non potrà avere deleghe. Se tutti avessero come indirizzo la scelta di professionisti competenti senza chiaro colore politico, non ci sarebbe nemmeno bisogno della modifica dello Statuto».

Leggi di più su L'Eco di venerdì 29 luglio

© RIPRODUZIONE RISERVATA