Yara, a Parma la lettera anonima
I Ris pronti per analizzarla

È all'esame dei Ris di Parma la lettera anonima arrivata alla redazione de L'Eco di Bergamo. Un foglio A3 scritto su entrambe le facciate con l'aiuto di un normografo, sgrammaticato e giunto al giornale lunedì dal centro meccanografico posta di Genova.

È all'esame dei Ris di Parma la lettera anonima arrivata alla redazione de L'Eco di Bergamo. Un foglio A3 scritto su entrambe le facciate con l'aiuto di un normografo, sgrammaticato e giunto al giornale lunedì dal centro meccanografico posta di Genova, che smista la corrispondenza dell'intera Liguria e della provincia di Alessandria. La notizia è stata rispresa da tutti i giornali e le agenzie stampa, nella speranza che questa letetrra possa essere utili agli investigatori.

La lettera è il racconto del delitto da parte di un presunto pedofilo, che si trovava nella zona di Brembate Sopra per lavoro e passava «vicino al centro sportivo per conoscere qualche ragazzina, perché le donne non me vogliono, mi imbarazzo con adulti». Ha scritto al giornale perché, dice, per lui sarebbe rischioso contattare i carabinieri di Ponte San Pietro «poiché già segnalato il mio nome lì per altri fatti accaduti anni prima». E racconta di una conoscenza con Yara lunga almeno due mesi. «Verso fine settembre passavo vicino a palestra con la mia macchina e con delle scuse avevo conosciuto una con quel nome. Finimmo con il simpatizzare eppure mi sembrava di piacere a lei perché me sorrideva quando le chiedevo se aveva il ragazzo fisso». Poi il nuovo Mister X entra nel vivo. «Quella sera (26 novembre, ndr) gli offrivo un passaggio a casa verso le 18,50. Con una scusa le dissi che dovevo passare un attimo al posto di lavoro a Mapello. Verso le 19 arrivammo a Mapello, in macchina le squillò il cell. La convinsi a spegnerlo, lei aveva già capito le mie intenzioni. Una volta fermata la macchina si spaventò e tentò di scappare, prima mi colpì ai testicoli e il suo cell. mi cadde addosso. Lo presi e lo disattivai. Lei intanto era appena scappata fuori de macchina. Avevo perso la testa per il fatto che poteva rovinare il mio corpo. La insegui nel campo dietro cantiere avevo un coltello poi presi una pietra e senza rendermi conto la colpii alla testa. Pensavo che era meglio chiamare il 118 e poi scappare ma preso dal panico la caricai in macchina e (..) portai il corpo in un campo più sicuro di Mapello (in realtà Chignolo, ndr)».

Una ricostruzione particolareggiata, però compatibile pure con un'attenta lettura dei giornali. Nessun dettaglio risulta infatti inedito. I carabinieri, su disposizione del pm Letizia Ruggeri, hanno comunque pensato bene di trasmetterla al Ris di Parma.

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