Yara, avanti con la raccolta dei Dna
Autopsia, in settimana la relazione

Non si ferma la raccolta di profili genetici da comparare con quello maschile, ignoto, trovato sugli slip di Yara. La soglia dei 4 mila campioni è stata già superata. Infine entro la settimana sarà consegnata la relazione sull'autopsia.

Non si ferma la raccolta di profili genetici da comparare con quello maschile, ignoto, trovato sugli slip di Yara. Dopo mesi di indagini senza i risultati sperati, sembra chiaro che le speranze di arrivare a una svolta nel caso dell'omicidio della tredicenne di Brembate Sopra sembrano sempre più affidate ai microscopi dei Ris di Parma e della polizia scientifica.

«Ci vuole pazienza, ma scopriremo di chi è quel Dna», si augurano gli inquirenti. La soglia dei 4 mila campioni salivari è stata già ampiamente superata. Ma nonostante questi numeri, una mole di dati mai vista in Italia per le indagini su un caso di omicidio, il lavoro va avanti.
Alla prova sono stati invitati a sottoporsi non solo coloro che conoscevano o frequentavano Yara, ma anche centinaia di persone rintracciate perché il loro telefonino si trovava nella zona dell'Isola nel pomeriggio o nella serata del 26 novembre. Ma il lavoro è lungo: l'estrazione di un profilo richiede alcune ore di lavoro. Che moltiplicate per 4 mila significano giorni, mesi di attività in laboratorio. Cosa diversa è il confronto con il profilo genetico misterioso, che avviene in maniera computerizzata e, pertanto, è molto veloce.

È prevista per mercoledì la consegna al Ris di Parma della lettera anonima recapitata lunedì alla redazione de L'Eco di Bergamo. La missiva è stata scritta con il normografo e spedita dal centro meccanizzato di Genova, che smista la corrispondenza di tutta la Liguria e della provincia di Alessandria (impossibile risalire al luogo esatto di spedizione).
Al di là del suo grado di attendibilità (gli investigatori sono parsi scettici) gli esperti la analizzeranno, a caccia di impronte digitali o tracce biologiche (ad esempio sudore) da cui ricavare un profilo genetico. La lettera contiene la «confessione» del delitto di Yara da parte di un uomo, che si presenta come pedofilo e descrive la dinamica del delitto. Una descrizione verosimile, non per questo automaticamente attendibile. «Nella lettera – spiegano gli inquirenti – non c'è alcun elemento che non sia stato oggetto di articoli sui giornali o servizi televisivi, nulla di inedito, nessun dettaglio che potrebbe essere noto soltanto all'assassino o agli investigatori». L'autore afferma di aver conosciuto Yara ed aver stretto amicizia. Ma ci sono incongruenze con quanto finora accertato. Ad esempio, l'autore sostiene di aver convinto Yara il giorno prima affinché uscisse lei, quel 26 novembre, per portare lo stereo in palestra (ma la mamma di Yara spiegò che la ragazza seppe di dover portare lo stereo soltanto il giorno 26 stesso, a pranzo). L'anonimo sostiene di aver chiesto al custode della palestra se le telecamere della zona funzionavano, per timore di essere ripreso (la questione degli occhi elettronici guasti è stata però anch'essa ampiamente trattata dalle cronache). Tira poi in ballo l'ormai celebre cantiere di Mapello, poi passa a descrivere la dinamica dell'omicidio, senza però aggiungere nulla a quanto già noto alle cronache.

Infine entro la settimana sarà consegnata al pm Letizia Ruggeri la relazione conclusiva della professoressa Cristina Cattaneo sull'autopsia. Gli esperti hanno stabilito che nessuna delle lesioni sul corpo di Yara era di per sé mortale. La tredicenne sarebbe stata abbandonata gravemente ferita nel campo di Chignolo d'Isola, dove il decesso sarebbe sopraggiunto anche per il freddo e la mancanza di soccorso.

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