Sono 1.500 i bergamaschi alla Gmg
tra caldo e grande emozione

Quando i ragazzi bergamaschi hanno varcato la spianata dell'aeroporto militare di Cuatros Vientos, verso le due del pomeriggio di sabato 20 agosto, la temperatura aveva superato i quaranta gradi all'ombra.

Quando i ragazzi bergamaschi hanno varcato la spianata dell'aeroporto militare di Cuatros Vientos, verso le due del pomeriggio di sabato 20 agosto, la temperatura aveva superato i quaranta gradi all'ombra. I giovani si sono aggregati alla lunga coda che dalla mattinata si è incanalata verso l'ingresso e che non si era conclusa nemmeno alle otto e mezza di sera, quando il Papa è arrivato nella grande spianata. I cinquecento bergamaschi del primo settore resistono al ritmo di un litro d'acqua da bere all'ora. Gli altri, più di mille, sono nei settori arretrati, in mezzo a questa sterminata folla di giovani: le stime ufficiali parlano di due milioni di persone.

Giulia Mandelli ha vent'anni, abita in Città Alta, è qui con i cinquecento ragazzi della prima fila. «Si sente un caldo pazzesco, bisogna continuare a bere, lo dicono anche gli altoparlanti, raccomandano di rivolgersi ai punti di soccorso se si avvertono dei sintomi come capogiri o senso di sfinimento». E i punti di soccorso lavorano a pieno ritmo, i malori non mancano. Continua Giulia: «È comunque un'esperienza incredibile, siamo qui in tantissimi, più abitanti di tutta la provincia di Bergamo, tutti qui ad aspettare il Papa». È il punto di arrivo di una settimana trascorsa dai ragazzi in gruppo, in mezzo a tante altre comunità. Dice Karol Knisel, che ha 24 anni e abita a Bergamo: «Siamo mille e cinquecento bergamaschi, veniamo da tanti paesi diversi, è come se ci fosse un nostro piccolo cosmopolitismo. Siamo tante piccole comunità, parrocchie, oratori, ci ritroviamo qui, ci conosciamo e poi ci apriamo a tutto il mondo. È un'esperienza straordinaria che fa sopportare tanti disagi, anche questa polvere, questa calura che toglie il respiro».

Anche Silvia Maffi è qui. «Abbiamo avuto finora tanti momenti importanti, ma quello che ricordo meglio è forse il primo, quando alla Messa a Otura, in viaggio per Granada, l'11 agosto, don Michele Falabretti ha tenuto un'omelia sul tema della strada, della vocazione di ciascuno di noi, nel viaggio della vita». Quando alle nove meno un quarto il Papa arriva nella spianata l'entusiasmo dei due milioni di giovani sudati, stanchi, spogliati, diventa un urlo che sale fino al cielo, che scavalca le note di Bach diffuse dai potenti altoparlanti. I ragazzi sbandierano i loro vessilli, migliaia e migliaia, ripartono i cori e gli occhi luccicano e le energie emergono di nuovo, chissà da dove. Il termometro indica 37 gradi. Dice Ilaria Sora, di Tagliuno, 22 anni, educatrice in una scuola media: «Questa emozione è grande come quella che ho provato in piazza de Cibeles quando è arrivato il Papa e io nemmeno l'ho visto, ma ho sentito tutto quel mare di giovani attorno a noi, ho incontrato gruppi di ogni tipo, mi sono sentita parte di quel mare? difficile spiegare l'emozione. Abbiamo avuto tanti momenti durante questi dieci giorni di pellegrinaggio in Spagna, alcuni anche decisamente duri. Ma anche questi sono una testimonianza che mi rimarrà dentro». Non ci sono soltanto giovani nella spianata. Monsignor Pasquale Pezzoli, rettore del seminario di Bergamo, è qui in mezzo ai ragazzi, rosso in viso, sudato, nella canicola, nell'entusiasmo contagioso. Dice che è un'esperienza che fa pensare: «Ho visto tutti questi ragazzi che si sono adattati a una vita difficile, privi delle comodità più elementari. Eppure hanno sempre sprigionato una grande gioia, e credo che anche soltanto questo ci faccia riflettere su quello che davvero è importante nella vita. Sono rimasto ammirato dal come i ragazzi abbiano seguito i momenti religiosi, la catechesi dei vescovi, quella del nostro vescovo venerdì, che ha dato una direzione a tutta questa emozione, questi sentimenti. Mi viene da pensare anche ai nostri cento giovani preti che sono qui con i ragazzi, alla capacità che hanno avuto di essere come fratelli maggiori, di creare un rapporto così positivo con i ragazzi, di diventare un esempio per loro». I cori si spengono, comincia la celebrazione nella grande spianata. Si alza il vento, un fortissimo temporale si abbatte sull'aeroporto. Comincia una notte di veglia, millecinquecento bergamaschi, due milioni di giovani, una notte che può far sognare il mondo.

Paolo Aresi

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