L'emozione del vescovo alla Gmg:
«Ragazzi pieni di  entusiasmo»

«Mi ha colpito la capacità di questi ragazzi, dei nostri e di tutti quelli che hanno partecipato a quest'ultima grande veglia, di urlare il loro entusiasmo, di cantare, di ballare». Monsignor Beschi racconta le emozioni vissute a Madrid per la Gmg.

Il vescovo Francesco Beschi si siede sulla poltroncina dell'imbarco nell'aeroporto di Madrid. È stanco. Sono stati giorni intensi, da lunedì a domenica, vissuti accanto ai ragazzi, ai millecinquecento arrivati da Bergamo, ai ritmi dei ragazzi, nell'atmosfera torrida di questi giorni nella capitale spagnola. Anche quando monsignor Beschi aveva impegni che lo conducevano in altre zone di Madrid per la Gmg, ogni giorno passava nella cittadina di Coslada per incontrare e salutare i nostri giovani.

Che cosa l'ha colpita di più in questi giorni?
«Il silenzio. Mi ha colpito la capacità di questi ragazzi, dei nostri e di tutti quelli che hanno partecipato a quest'ultima grande veglia, di urlare il loro entusiasmo, di cantare, di ballare. Ma poi anche, nei momenti giusti, di passare a un silenzio profondo, di meditazione, di attenzione, di preghiera. Sono tanti in realtà gli aspetti che mi hanno toccato in questa settimana di Gmg, ma questo è uno dei più particolari».
Un altro?
«Ho partecipato ad altre Giornate mondiali della gioventù, ma mai in maniera completa, seguendo tutti i momenti come questa volta a Madrid. Così mi sono fatto l'idea che il risultato di una Gmg non si misuri con il singolo evento, nemmeno con la partecipazione al momento più forte, la veglia e la Messa con il Papa. Penso che l'esito lo si avverta nell'esperienza complessiva che è fatta di tanti momenti, di tanti aspetti, incontri, catechesi, amicizie, anche disagi, anche problematiche che comunque possono arricchire. Nel nostro caso penso che per tutti, a cominciare dai ragazzi, il risultato della Gmg sia l'esperienza complessiva fatta a partire dal viaggio in pullman alla volta di Granada per il gemellaggio con i giovani di quella diocesi».

Per leggere l'intervista completa elggi L'Eco di Bergamo del 22 agosto

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