Bergamasca sequestrata in Egitto
In cella 33enne, la donna migliora

Si allarga il cerchio delle indagini sul sequestro e l'aggressione ai danni di una bergamasca di 39 anni della Valle Seriana, rapita in Egitto la scorsa settimana. I carabinieri di Bergamo stanno cercando di ricostruire i contatti del rapitore in Italia e le indagini sono ancora in pieno svolgimento.

Si allarga il cerchio delle indagini sul sequestro e l'aggressione ai danni di una bergamasca di 39 anni della Valle Seriana, rapita in Egitto la scorsa settimana. I carabinieri di Bergamo stanno cercando di ricostruire i contatti del rapitore in Italia e le indagini sono ancora in pieno svolgimento. Per questo, al momento, vige il più stretto riserbo sulla vicenda.

Secondo quanto è stato possibile apprendere, la donna e il suo aguzzino, un egiziano di 33 anni, disoccupato, si conoscevano da diversi mesi. La donna lo ha raggiunto in Egitto e l'uomo l'ha sequestrata nella sua casa di Mansoura, una cittadina sulla riva orientale del Damietta, un ramo del Nilo, nella regione del delta, a circa 100 chilometri dal Cairo e 140 da Alessandria d'Egitto.

La città si trova nel governatorato di Dakahlia, e infatti è stata la polizia del comando di Dakahlia-Mansoura a intervenire per liberare la donna e arrestare il suo aguzzino. Tutto grazie ai messaggi che la trentanovenne è riuscita a inviare alla sorella in Valle Seriana, chiedendole aiuto. La sorella si è rivolta ai carabinieri di Bergamo che hanno attivato la polizia egiziana, il consolato italiano ad Alessandria e l'ambasciata al Cairo, coinvolgendo la Direzione generale degli italiani all'estero, che fa capo al ministero degli Affari esteri.

La donna è stata portata all'ambasciata italiana ad Alessandria, dove è arrivata alle 3 del mattino di domenica 21 agosto. Ha passato la notte all'ospedale della città, dove ha avuto un malore ed è stata sottoposta a una serie di accertamenti medici. Nonostante le ferite dovute alle percosse, la donna ha voluto rientrare al più presto in Italia e dopo l'assenso dei medici è stata rimpatriata lunedì sera, con un volo del pomeriggio dal Cairo. Ora le sue condizioni di salute stanno migliorando: è circondata dall'affetto dei familiari che vogliono tenerla protetta e nel più assoluto anonimato.

Quanto all'egiziano che l'ha picchiata e segregata in casa per due giorni, è stato rinchiuso in carcere ad Alessandria d'Egitto in attesa che venga formalizzata l'accusa nei suoi confronti: si tratterebbe di lesioni e sequestro di persona, con lo scopo – si ipotizza – di convincerla a sposarlo per ottenere il permesso di soggiorno in Italia.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 25 agosto

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