Caccia di frodo, due denunciati
Sequestrate armi sofisticate

Il Nucleo Ittico Venatorio della Polizia Provinciale ha svolto un’operazione antibracconaggio nella zona di Valbondione, a oltre 1600 metri di quota. L’operazione, realizzata anche in seguito a segnalazioni di cacciatori locali ed escursionisti, ha portato alla denuncia di due persone e al sequestro di armi e attrezzatura sofisticata per l’abbattimento di camosci, caprioli e cervi, anche di notte. Dopo aver ricevuto e verificato le segnalazioni e ottenuti i primi necessari riscontri, anche grazie a diversi sopralluoghi, gli agenti della polizia provinciale hanno individuato nella località «Casinèl», nel territorio di Valbondione, uno dei luoghi in cui potevano operare i bracconieri. Nella zona, infatti, c’è la presenza di baite ideali per la caccia di frodo: lontano dai centri abitati, a circa 1650 mt di quota, in posizione dominante e in una zona - ai confini della riserva naturale del Parco delle Orobie Bergamasche - popolata da camosci e caprioli. A Casinèl, il personale del Nucleo Ittico Venatorio, ha quindi organizzato servizi notturni di appostamento e controllo. Nel corso dei servizi una pattuglia ha rilevato, da lunga distanza – aiutandosi con strumenti ottici ad elevato ingrandimento - due persone che stavano uscendo da una baita con abbigliamento tipico da caccia e zaini in spalla. Questi si stavano addentrando in uno dei canali boscati presenti in zona dove sono rimasti per diverso tempo, rientrando alla baita solo a tarda notte. L’osservazione continuata nel corso della notte ha permesso agli agenti di raccogliere abbastanza elementi da far ritenere fortemente probabile un episodio di bracconaggio ai danni della di fauna selvatica. Vista la situazione, attorno alle 4 del mattino, è intervenuta in supporto una seconda pattuglia della Provincia: i due uomini presenti nella baita hanno ammesso le proprie responsabilità; si tratta di due trentenni residenti in alta Valle Seriana.La successiva perquisizione della baita ha portato al ritrovamento di numerosi reperti tra cui una carcassa di capriolo maschio adulto eviscerata, scuoiata e sezionata. Sono state inoltre trovate armi: tre fucili a canna rigata (carabine) di diverso calibro, tre silenziatori artigianali, idonei all’impiego sulle carabine, tre ottiche di puntamento da caccia, montate sulle carabine, un «freno di bocca» di fabbricazione artigianale montato su carabina, oltre 150 cartucce cariche ed alcuni bossoli.Tra gli strumenti tecnologici rinvenuti: un visore notturno ad infrarossi con ottica di puntamento da caccia, un sistema di puntamento laser con torcia elettrica incorporata, binocoli, un monocolo «lungo» ed un telemetro.Entrambi i trentenni bloccati nella baita sono stati denunciati alla Procura della Repubblica per la commissione di vari reati in concorso tra loro, tra cui la caccia in periodo vietato, l’abbattimento di specie non cacciabile (il capriolo è cacciabile solo dal 1 Ottobre al 30 Novembre ed al di fuori di tale periodo è specie protetta), l’uso di mezzi di caccia vietati, tra cui il silenziatore. Sono poi stati commessi anche reati in materia di armi: l’alterazione di arma comune da sparo, e la violazione degli obblighi di custodia delle armi denunciate: entrambi gli indagati detenevano senza giustificato motivo armi e munizioni in luogo diverso da quello denunciato ai competenti Uffici di Pubblica Sicurezza.(22/08/2008)

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