Le reazioni del mondo economico

La Bergamo economica e sociale, pur aspettandosi ormai il matrimonio con Brescia, apprende con una punta di sorpresa l’epilogo di Palazzo Frizzoni: reazioni tiepide, molti addirittura preferiscono attendere qualche giorno prima di pronunciarsi.

È il caso del presidente dell’Unione Industriali Andrea Moltrasio che spiega di «non voler parlare subito, sull’onda dell’emotività: nei prossimi giorni ci sarà tempo per fare considerazioni sicuramente più articolate». Altri la pensano come lui, mentre il presidente della Camera di commercio Roberto Sestini , da sempre sostenitore come Bettoni di un polo tutto bergamasco, dichiara con una punta di amarezza: «Se il Consiglio comunale ha deciso in questo modo, spero abbia valutato tutte le conseguenze, avendo ben chiara la situazione nei dettagli dell’offerta bresciana». E fa una previsione: «Penso che, magari non subito, quello che è stato deciso in queste ore diventerà un grosso problema per il nostro territorio. Andando avanti negli anni, infatti, sono sicuro che ci accorgeremo di aver perso una grande opportunità».

Dal mondo sindacale prevalgono segnali contrastanti. Anche dalla Cgil, la sigla che alla vigilia appariva più vicina all’opzione Brescia, arriva un invito alla prudenza. «Aspetto di vedere le condizioni reali dell’accordo - premette il segretario provinciale Maurizio Laini -: inutile dire che noi attendiamo dall’azienda garanzie a livello occupazionale e il rilancio degli investimenti. Asm è un colosso del settore, affidabile, ma non abbiamo un giudizio precostituito: credo invece che adesso il sindacato debba essere coinvolto nella fase di definizione del piano industriale. Dobbiamo chiederci quali saranno le mosse di Brescia per valorizzare Bas: Asm è tra le poche società ad avere denaro fresco da investire, vediamo se lo fa davvero, in un’ottica bergamasca».

Il segretario provinciale Cisl Gigi Petteni torna invece su quella fatidica scadenza del 31 dicembre: «Tutta questa fretta non l’abbiamo ancora capita. Era un passaggio importante, è servito a fare chiarezza: pensavamo che in questa città si fosse aperta una stagione nuova di concertazione e coalizione territoriale, invece si persegue la logica delle autoreferenzialità e delle maggioranze. L’insegnamento berlusconiano si estende quindi dal centro alla periferia. Le scelte si fanno mettendo in gioco le istituzioni e le forze sociali. Qui non è avvenuto». E chiude con una considerazione riferita al vicesindaco: «Si può anche obbedire con la schiena diritta: se Sanga si dimette, ha obbedito ma tenendo la schiena diritta. Scelta coraggiosa la sua, da rispettare». E il segretario provinciale Uil Roberto Prometti aggiunge: «Rimango dell’avviso che c’erano tutti i presupposti perché Bergamo si qualificasse per la sua capacità politica e tecnica di gestire i servizi pubblici essenziali. Penso alla giunta Galizzi che in 5 anni di mandato realizzò investimenti nel settore dell’ambiente che tutti ci invidiarono, compresa Milano e la stessa Brescia. La gestione dei servizi pubblici deve continuare ad avere come protagonisti i Comuni organizzati in sub-ambiti provinciali».

E Federconsumatori rassicura la clientela: «Stiano certi i bergamaschi che noi vigileremo sulle bollette - ricorda il presidente Umberto Dolci -, dato che un po’ a tutti alla fine interessano due cose: il servizio e i costi. Se questi ultimi non fossero equi, sappiamo tutti che con la liberalizzazione, chiunque può venire a Bergamo e vendere a prezzi migliori». Mentre Legambiente rimpiange il fatto che non si sia messa in piedi «una multiutility bergamasca, che avrebbe potuto dettare le regole ad Asm con più forza».

(22/12/2004)

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