Lele Mora, fra le carte una lettera
arriva da un detenuto a Bergamo

C'è anche una lettera che gli ha inviato un detenuto da Bergamo fra le carte che hanno convinto i giudici del riesame a confermare che Lele Mora, arrestato per bancarotta fraudolenta nell'inchiesta dei pm di Milano, deve restare in carcere.

C'è anche una lettera che gli ha inviato un detenuto da Bergamo fra le carte che hanno convinto i giudici del riesame a confermare che Lele Mora, arrestato per bancarotta fraudolenta nell'inchiesta dei pm di Milano Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci, deve restare in carcere.

I magistrati del Tribunale del riesame di Milano nelle loro motivazioni spiegano che «indipendentemente dal ruolo di Silvio Berlusconi, all'indagato non mancano in concreto i mezzi, le capacità e le possibilità di darsi alla fuga».

Stando alle indagini, l'agente dei vip avrebbe ricevuto dal premier un prestito di oltre 2,8 milioni di euro quando era in corso la procedura fallimentare della società dell'agente dello spettacolo. Per il tribunale, inoltre, Mora dispone di una «persistente rete di relazioni» su cui «può contare» per fuggire.

Per i giudici sussistono i «gravi indizi di colpevolezza» a carico del talent scout, in carcere dal 20 giugno scorso per il crac da circa 8,5 milioni di euro della LM Management e «permangono immutate le esigenze cautelari» per il pericolo di fuga, per quello di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.

Secondo i giudici, a dimostrare la «persistente rete di relazioni» su cui Mora può contare, c'è anche «corrispondenza intercettata» a lui in carcere: e fra questa anche la lettera che gli ha inviato il detenuto da Bergamo, che faceva riferimento a futuri guai giudiziari.

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