Bergamaschi nel mondo: la famiglia
come principale marchio di fabbrica

È partito per il Canada per insegnare l'italiano con la moglie, tre bimbi piccoli e 14 bauli. Non proprio un emigrante con la valigia di cartone, ma un valdimagnino che a Toronto ha portato alto il nome della cultura italiana e oggi ha una schiera di nipoti.

È partito per il Canada per insegnare l'italiano con la moglie, tre bimbi piccoli e 14 bauli. Non proprio un emigrante con la valigia di cartone, ma un valdimagnino che a Toronto ha portato alto il nome della cultura italiana e oggi ha una schiera di nipoti cresciuti tra i grandi laghi canadesi.

È la storia di Franco Bugada, fondatore del circolo dei bergamaschi nel mondo a Toronto, un centinaio di membri in tutto, e docente di studi italiani, ora in pensione, alla Laurentian University. Racconta di quanto il mondo sia innamorato dell'Italia, della lingua e della cultura, ma anche di quello che oggi definiremmo il suo «lifestyle». E uno dei marchi del made in Italy nel mondo resta la famiglia. Proprio gli emigranti ne sono una testimonianza.

È quello che è emerso da un convegno promosso sabato mattina 9 settembre al Patronato San Vincenzo dall'Ente bergamaschi nel mondo, che oggi conta 34 circoli (con il neonato circolo di Johannesburg in Sudafrica), 20 delegazioni in cinque continenti e raggiunge con il suo notiziario ben 50 mila bergamaschi in tutto il mondo.

L'iniziativa, realizzata grazie al sostegno della Fondazione della comunità bergamasca onlus (rappresentata sabato dal presidente Carlo Vimercati), voleva porre una riflessione sulla famiglia proprio partendo dall'esperienza di emigrazione ma anche degli immigrati qui a Bergamo.

La famiglia è spesso il motore che spinge a partire, a cercare un futuro migliore all'estero, come ha sottolineato lo stesso presidente dell'Ente bergamaschi nel mondo, Santo Locatelli. Una famiglia i cui legami sono capaci di resistere e di rinsaldarsi a volte proprio nelle distanze, ma anche di essere flessibile nel crescere tra culture diverse, tra una generazione e l'altra e non pochi intoppi e inciampi.

Commovente la testimonianza di Valeria Generoso, originaria di Città Alta, oggi presidente della Federazione dei Circoli bergamaschi in Svizzera, che ha ricordato il dolore di trovarsi senza il marito e due figli da far crescere.

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