«Pensavamo fossero auto "regolari"»
La difesa dei bergamaschi dei Suv ricettati

Hanno respinto tutte le accuse, spiegando di essere stati convinti che si trattasse di auto «regolari». Sono stati interrogati i sei bergamaschi arrestati per riciclaggio e ricettazione al termine di un'indagine partita a giugno 2010.

Hanno respinto tutte le accuse davanti al giudice, spiegando di essere stati convinti che si trattasse di auto «regolari». Sono stati sentiti giovedì mattina per l'interrogatorio di garanzia dal gip Patrizia Ingrascì i sei bergamaschi arrestati per riciclaggio e ricettazione lunedì al termine di un'indagine partita a giugno 2010, che vede indagate a vario titolo 39 persone, tra cui un agente della polizia locale di Bergamo (per falso e corruzione).

Si tratta di Danilo Scola, 54 anni di Bergamo, presunto titolare di un autosalone, Claudio Maltese, 50 anni, pure di Bergamo, i fratelli Massimo e Roberto Taiocchi (di Bergamo e Stezzano), di 52 e 43 anni, Valerio Ferrari, 49 anni di Azzano San Paolo e infine Fiorentino Sensi di Stezzano. I due fratelli Taiocchi, difesi dall'avvocato Federico Pedersoli, si sono avvalsi per ora della facoltà di non rispondere alle domande del giudice, e la stessa scelta è stata fatta da Ferrari. Sensi (già detenuto per altro reato), coinvolto per due episodi e difeso dall'avvocato Andrea Alberti, ha spiegato in un caso di aver rubato l'auto, mentre nell'altro di aver solo fatto da interprete nelle trattative. Per quanto riguarda invece Maltese (avvocato Pedersoli) e Scola (avvocato Alberti), i due hanno respinto le accuse davanti al giudice, spiegando di essere stati convinti che si trattasse di auto «regolari».

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