Moretti (Fs): «Con questi tagli
forti aumenti per i pendolari»

Mentre Regioni e Governo concludono il primo round con un sostanziale nulla di fatto, Mauro Moretti, ad del Gruppo Ferrovie, un'idea sul taglio dei trasferimenti al trasporto pubblico locale se l'è già fatta. L'allineamento delle tariffe alla media europea.

Mentre Regioni e Governo concludono il primo round del loro confronto con un sostanziale nulla di fatto, Mauro Moretti, amministratore delegato del Gruppo Ferrovie, un'idea sul taglio dei trasferimenti al trasporto pubblico locale se l'è già fatta. L'allineamento delle tariffe alla media europea. Roba da pelle d'oca per i pendolari.

Del resto «se le Regioni tagliassero per l'ammontare di cui si parla, cioè un miliardo, si avrebbero aumenti molto consistenti». Come dire che è il caso che i pendolari e le Regioni drizzino le antenne. «Se i tagli previsti dalla manovra si trasferissero direttamente sui contratti, è chiaro che la situazione sarebbe difficile da affrontare. Bisognerebbe ordinare aumenti molto consistenti in termini percentuali rispetto a quella che è la normale abitudine italiana. Ma sarebbe un allineamento alle tariffe europee», ha spiegato a Roma a margine di un convegno.

E qui ci sarebbe qualcosa da eccepire: vero che le tariffe italiane sono di gran lunga sotto la media europea. È noto e l'abbiamo più volte rilevato. Ma lo è pure il fatto che in Europa il servizio è infinitamente superiore, come quantità e qualità: treni moderni, affidabili, puntuali e con una rete capillare.

Per non parlare delle stazioni e di tutti quei servizi a sostegno del pendolare, che ha fior di motivi per preferire il treno all'auto. I tagli che la manovra impone alle Regioni sul versante del trasporto pubblico locale, portano a configurare una ben diversa prospettiva: l'attuale servizio scadente a fronte di prezzi ben superiori.

E qui i conti non tornano proprio, nonostante Moretti rilevi che in Italia «un abbonamento mensile di 50 chilometri costa 50 euro (in verità quasi il 50 per cento di più, 74,50 - ndr) e in Gran Bretagna anche sei volte tanto». Se non altro perché la situazione citata come esempio è anche conseguenza di un terrificante spezzatino, frutto della privatizzazione selvaggia delle gloriose British Rail. In Italia, invece tutto è ancora (e saldamente) in mano al Gruppo Ferrovie, che ha chiuso la semestrale con 90 milioni di utili.

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