Cuba, due missionari bergamaschi
sono stati nominati «monsignori»

Don Luigi Manenti e don Mario Maffi hanno ricevuto dal vescovo di Guantanamo-Baracoa, monsignor Wilfredo Pino Estevez, la nomina a prelati di Sua Santità come riconoscimento del faticoso lavoro di testimonianza condotto a Cuba.

Don Luigi Manenti e don Mario Maffi hanno ricevuto dal vescovo di Guantanamo-Baracoa, monsignor Wilfredo Pino Estevez, la nomina a prelati di Sua Santità come riconoscimento del faticoso lavoro di testimonianza, iniziato nel 1998, che i due sacerdoti bergamaschi conducono nella zona orientale di Cuba, la più povera dell'isola. Insieme a loro portano avanti la missione di Guantanamo-Baracoa anche altri due bergamaschi, don Valentino Ferrari e don Luigi Usubelli.

Quando si parla della Chiesa bergamasca a Cuba, si parla sempre di una pastorale speciale, «inventata» quando i due sacerdoti bergamaschi sono arrivati sull'isola: la «pastorale della merenda» che consiste nel preparare e nel donare ai ragazzi che vanno e che tornano da scuola un pezzo di pane con del prosciutto, del formaggio o della Nutella.

«Non è niente di speciale – dicono i due sacerdoti – succede sempre che quando ami delle persone, ti preoccupi prima di tutto se hanno mangiato. E poi bisogna arrangiarsi e lavorare tra le maglie di un sistema che già si occupa di sanità, di cultura e di educazione». Chi ha trascorso un po' di tempo nelle missioni di don Luigi e don Mario conosce il sapore speciale di quel pane spezzato con gli amici cubani e sa quanto è stata lunga la strada che ha portato i due sacerdoti a capire prima e a spiegare poi, l'importanza di questo gesto assolutamente semplice, ma totalmente gratuito.

Tutta un'altra aria rispetto ai territori di origine dei due preti, Oltre il Colle per don Manenti, e Albano Sant'Alessandro per don Mario, dove donare un panino ha un significato molto meno pregnante e dove se ci si muove, si costruiscono muri, case e palazzi. E tutta un'altra aria anche rispetto alla missione boliviana che i due hanno condiviso costruendo strade, scuole, laboratori professionali, panetterie e tutto quello che scaturiva dalla loro bella testa.

La missione cubana è organizzata in quattro parrocchie: San Antonio del Sur (retta da don Luigi Manenti), Imias (retta da don Mario Maffi), Baracoa (retta da don Luigi Usubelli) e Jamal (retta da don Valentino Ferrari). Attorno a tutti questi sacerdoti ruotano centinaia di bambini, ragazzi, anziani e malati per farsi dare, insieme al panino, anche una carezza, un bacio o semplicemente una stretta di mano. Tutti lì a salutare gli «strani maschi europei» che tanta meraviglia avevano destato al loro arrivo (soprattutto i pionieri don Luigi e don Mario), visto che di donne non si interessavano, di rivoluzione nemmeno e quindi non si capiva bene se erano venuti a fare i controrivoluzionari o semplicemente i rompiscatole.

Per fortuna i due venivano dalle montagne della Bolivia dove, insieme alle gambe buone, hanno forgiato anche un carattere paziente. Così non si sono dati per vinti. Don Luigi ha costruito una chiesa fatta con i binari del treno, le foglie di palma e dei graziosi rampicanti come pareti e don Mario una graziosa chiesa purtroppo ancora senza tetto a causa delle complicazioni burocratiche. A lavorare sui progetti a lungo termine sono serviti davvero parecchio quei diciassette anni in Bolivia quando, per andare a visitare le comunità di cristiani che vivono oltre i 4.000 metri, riempivano lo zaino di carne e pesce in scatola e stavano via per settimane.

La «pastorale della merenda» nasce dunque dal semplice motivo di dover dire ai cubani che la Chiesa vuole loro bene e che quello che dona, lo dona gratis. Un panino non è molto, ma è il modo più diretto per non chiudere gli occhi di fronte a una rivoluzione che dà il pane, ma spesso si dimentica di dare il companatico. Nei grandi pani affettati c'è dentro ogni giorno un po' di Bergamo. A volte del prosciutto, a volte del formaggio e, se dall'Italia siamo generosi, anche qualche fetta di salame o un po' di Nutella. Il bello dei cubani è che poi rimangono ad ascoltare la Messa dove Don Luigi e don Mario sbriciolano (di mezzo c'è sempre comunque del pane) le grandi questioni religiose per arrivare al fondo del nostro credere.

Chi conosce i due preti sa benissimo che l'uno non può stare senza l'altro: Bolivia uno e Bolivia l'altro, Cuba l'uno e Cuba l'altro, malato e guarito l'uno (è successo un paio di anni fa) e malato e guarito l'altro. Con una strana staffetta che ha consentito alle loro due parrocchie di essere comunque sorvegliate da uno dei due. Don Mario è il linguaggio della tenerezza, don Luigi è il linguaggio della battaglia. Don Mario è il pastore mite della seconda linea e don Luigi è quello energico e appartiene alle truppe d'assalto. Il loro vescovo cubano, monsignor Wilfredo Pino Estevez ha voluto che entrambi ricevessero, con la nomina a Prelati di Sua Santità, un grazie speciale dalla Conferenza Episcopale Cubana e da Cuba. Insieme sono dunque diventati monsignori. Sempre insieme come nella storia della loro vocazione.

Daniela Taiocchi

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