Il Vescovo: l'arricchimento
svuota il lavoro di ogni valore

«Dal legittimo guadagno si è passati all'arricchimento fine a se stesso». E questo radicale cambiamento del senso e dello scopo del lavoro che ha caratterizzato gli ultimi anni. Lo ha detto mons. Francesco Beschi all'assemblea di Confindustria.

«Dal legittimo guadagno si è passati all'arricchimento fine a se stesso». E questo radicale cambiamento del senso e dello scopo del lavoro che ha caratterizzato in modo negativo gli ultimi anni. Lo ha detto il vescovo mons. Francesco Beschi, intervenendo ai lavori all'assemblea di Confindustria all'aeroporto di Orio al Serio.

«Questo è un territorio - ha esordito il vescovo - dove la consapevolezza del lavoro come valore è molto diffuso. Le generazioni che ci hanno preceduti hanno visto nel lavoro come una risposta alle necessità fondamentali, ai bisogni».

Ma sono i mutamenti successivi della concezione del lavoro che hanno suscitato una analisi serrata del vescovo Beschi.

«Si è passato dai bisogni ad una visione del lavoro come compimento alla propria vita, al senso e anche al gusto della propria vita. Ma il passaggio che ha pesato sulla cultura del lavoro rendendolo del tutto strumentale lo si è avuto negli ultimi decenni, quando lo si è visto teso in direzione di un solo obiettivo che non è esclusivamente legittimo guadagno, che non è profitto, ma è arricchimento fine a se stesso, svuotando così il lavoro del suo fine».

Mons. Beschi ha voluto - in chiusura del proprio intervento - ricordare alcuni dati dell'attività della Caritas diocesana di Bergamo che nel 2010 ha aumentato i propri interventi verso le famiglie del 30%: il 70% di questa percentuale riguarda servizi rivolte a famiglie bergamasche: un segnale che non si piò sottovalutare.

Quanto al ruolo della Chiesa il vescovo ha parlato con un brano evangelico laddove si dice che «chi mette mano all'aratro e si volta indietro non è degno del Regno di Dio». «Noi - ha concluso mons. Beschi - abbiamo messo mano all'aratro e lo vogliamo affondare nel terreno».

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