Treviglio-Brescia, cantieri al via
ma i fondi per la Tav sono in bilico

Di definitivo, dicono, ancora non c'è nulla, e prima di allarmarsi bisognerà aspettare l'esito del confronto in atto tra ministeri delle Infrastrutture e dell'Economia. Però sul tratto Treviglio-Brescia della Tav bisogna dar conto delle nubi finanziarie che si profilano.

Di definitivo, dicono, ancora non c'è nulla, e prima di allarmarsi bisognerà aspettare l'esito del confronto in atto tra ministeri delle Infrastrutture e dell'Economia. Intanto però, se proprio pochi giorni fa la notizia era quella dell'ormai prossimo avvio dei cantieri per il tratto Treviglio-Brescia della Tav, oggi bisogna dar conto delle nubi (tutte finanziarie) che rischiano di addensarsi sull'opera.

Sotto forma, manco a dirlo, di tagli. L'alta velocità ferroviaria dalla Bassa verso la Leonessa è finita infatti in un elenco di infrastrutture (ci sono pure, tra le altre, il ponte sullo Stretto di Messina, la nuova metropolitana di Milano e la variante di Vercurago con relativa galleria) cui potrebbero essere sottratti, in applicazione della manovra, parte dei fondi necessari alla loro realizzazione.

Sulla vicenda è in corso un braccio di ferro tra il ministero delle Infrastrutture (il titolare Altero Matteoli si è detto mercoledì 5 ottobre «nettamente contrario» all'ipotetica sforbiciata, ponendo anche in evidenza il rischio di ritrovarsi con delle penali da pagare, visto che in vari casi si tratta di appalti già assegnati) e il Tesoro.

La vicenda ruota tutta attorno a un articolo della manovra finanziaria, il 32, che prevede la possibilità di una revisione nell'assegnazione dei fondi per opere pubbliche «che non abbiano già dato vita ad atti giuridicamente vincolanti», come l'appalto dei lavori o l'avvio del cantiere. In pratica: si fa una verifica e, se le risorse non sono ancora state utilizzate, le si destina ad altro.

Da qui spunta però la contesa, tutta interpretativa. Una ricognizione sui Fas, i fondi per le aree sottoutilizzate, circolata in questi giorni includerebbe nell'elenco dei fondi «sforbiciabili», perché non ancora effettivamente trasferiti, poco meno di 4,6 miliardi di euro. tra cui alcuni fondi che dovevano finanziare in parte il tratto orobico-bresciano della Tav. E che ora potrebbero sparire.

«Il fatto che i fondi non siano ancora stati assegnati, però, non significa affatto che non abbiano dato vita ad atti vincolanti. Nel caso della Tav, per esempio, i cantieri sono praticamente pronti a partire - è la posizione del viceministro ai Trasporti, Roberto Castelli -. Qualcuno al Tesoro interpreta invece la norma in modo rigido. Settimana prossima il governo presenterà un decreto per il rilancio delle infrastrutture: sarebbe un controsenso andare contemporaneamente a tagliare su opere pronte a partire».

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