Sabbio, operai morti per l'amianto
Condannati 3 dirigenti ex Dalmine

Sono stati condannati i tre dirigenti dell'ex Dalmine rinviati a processo per la morte per asbestosi e mesotelioma pleurico - causata da inalazione da amianto - di 16 operai del reparto di Sabbio dell'ex Dalmine, e della malattia di un loro collega.

Tre condanne per omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose nei confronti di tre dirigenti dell'ex Dalmine a conclusione della vicenda processuale relativa alla morte per asbestosi e mesotelioma pleurico - causata da inalazione da amianto - di 16 operai del reparto di Sabbio dell'ex Dalmine, e della malattia di un loro collega.

Il giudice Aurelia Del Gaudio ha sostanzialmente accolto le richieste del pm Franco Bettini. I tre dirigenti succedutisi dal 1961 al 1980 sono: Giuseppe D'Antoni, 86 anni di Cenate Sotto, direttore dello stabilimento di Sabbio dal 1961 al 1965 condannato a 3 anni (8 mesi condonati); Giorgio Lania, 76 anni di Bergamo, membro del comitato di gestione del reparto di Sabbio dal 1973 al 1975 condannato a 2 anni e 6 mesi (5 mesi condonati), e Massimo Pugliese, 83 anni, di Valverde (Pavia), direttore dello stabilimento dal 1976 al 1980 al quale il giudice ha comminato 2 anni e 4 mesi (3 mesi condonati).

Il pm aveva chiesto rispettivamente la condanna a due anni e due mesi, due anni e sei mesi, e due anni e quattro mesi di reclusione. Tra l'altro si tratta degli stessi tre ex dirigenti condannati in primo grado nel 2005 per fatti analoghi, ma relativi alla morte di altri 18 operai e alla malattia di tre: in particolare D'Antoni era stato condannato a due anni, un mese e 15 giorni, Lania e Pugliesea un anno, 9 mesi e 15 giorni, tutti con pena sospesa. La sentenza è ancora pendente in appello.

Secondo l'accusa, nello stabilimento di Sabbio della Dalmine si forgiavano tubi speciali che venivano raffreddati con «coperte» che contenevano amianto: il contatto costante e l'inalazione delle fibre avrebbe portato alla malattia dei 17 operai. Ai tre ex dirigenti è stato contestato il fatto di non aver preso tutte le precauzioni necessarie e tutti gli accorgimenti per evitare l'inalazione e il contatto con l'amianto, pur in presenza già negli Anni ‘60 di forti sospetti sulla pericolosità e sul rischio neoplastico. Analogo il parere delle parti civili: si tratta per i familiari delle vittime degli awocati Luciano Ongaro, Giovanna Agnelli e Aldo Arena, e per i sindacati degli avvocati Giuseppe Cattalini e Valentina Ponte.

Il processo non può comunque dirsi ancora concluso. Il giudice Del Gaudio ha infatti ravvisato la sussistenza di responsabilità in concorso da parte dei legali rappresentati della Dalmine del periodo esaminato in sede giudiziale (anni Sessanta e Settanta), ed ha pertanto rinviato gli atti al pubblico ministero affinchè approfondisca il caso.

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