Alla mensa delle autolinee
non solo emarginati in fila

Ormai al «Posto Caldo», la mensa dei poveri alle autolinee gestita dal Patronato San Vincenzo, non ci vanno più solo i senza fissa dimora. Per un pasto caldo ci sono anche tante persone che mai avrebbero pensato di non riuscire nemmeno più a permettersi una cena.

Ormai al «Posto Caldo», la mensa dei poveri alle autolinee gestita dal Servizio Esodo del Patronato San Vincenzo, non ci vanno più solo i senza fissa dimora. Per un pasto caldo alla sera, tutti i giorni e la domenica anche a pranzo, ci sono anche tante persone che mai avrebbero pensato di non riuscire nemmeno più a permettersi una cena.

Così accanto all'emarginazione grave (senza fissa dimora, tossicodipendenti), da un paio d'anni si siede anche l'apparente normalità. Sono persone che hanno perso il lavoro in questo periodo di crisi economica e che non riescono più a inserirsi nel tessuto sociale e lavorativo.

Ma ci sono anche persone che a causa di una separazione o un altro evento traumatico non riescono più ad arrivare alla fine del mese, nel senso più stretto dell'espressione. «Ogni sera e la domenica a pranzo, serviamo più di cento pasti - afferma Fabio Defendi, coordinatore del Servizio Esodo -. Ormai la fragilità e la vulnerabilità tocca tutti. Questi servizi sono sempre più frequentati, magari saltuariamente e non tutti i giorni, anche da persone che non riescono più a rimettersi in gioco»

E non c'è una categoria specifica a essere in difficoltà: la fragilità colpisce tutti allo stesso modo, come testimoniano le lettere che ci sono arrivate in redazione e che pubblichiamo. Questo spazio aperto alle vostre storie rimarrà ancora aperto. Per tanto vi invitiamo continuare a scriverci all'indirizzo [email protected].

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