Autismo, un mondo da scoprire
In un libro la storia di Benedetta

Benedetta ha 29 anni, mamma Claudia l'ha accolta a 7 giorni. Poco dopo vengono diagnosticati «tratti di autismo». La famiglia non si arrende e oggi questa vicenda è raccontata in un libro che lunedì verrà presentato in città.

Volete un'idea di che tipetto tosto sia Benedetta? Da piccola aveva il terrore della palla, la scansava spaventata. Poi si è allenata talmente tanto da non sbagliare più un canestro e costringere la sua famiglia a cambiarne ben tre. Benedetta dovete immaginarvela. Una cascata di capelli bruni, corti, due occhi neri da cerbiatto, grandi, attenti e un sorriso bianchissimo. Un viso alla Audrey Hepburn. La sua caparbietà è racchiusa in un metro e 70 d'altezza per 38 chili. Un giunco. La sua mamma, Claudia Calderoli, è così discreta da non volere pubblicarne le foto. Per raccontarla usa le parole, quelle tenere e forti racchiuse nel libro «Benedetta il suo nome è la sua storia».
Ce n'è voluto di tempo per mettere nero su bianco 29 anni così, ma - dice questa ex insegnante delle elementari dalla voce di miele - l'idea c'è sempre stata, «per dare speranza e forza ad altri genitori». E infatti le 124 pagine sono un inno alla gioia, anche se in questo progetto «non ci sono certezze, bensì solo tanti se e tanti ma e infiniti tentativi di agire e ideare; anche se non sempre un mattoncino si metteva sopra l'altro per arrivare a costruire qualcosa: a volte accadeva che un tassello ne facesse crollare due o, addirittura franare mezzo muretto, obbligandoci a ripartire da capo».

Nella storia di Benedetta «niente torna rispetto allo schema "malattia-prognosi-terapia"», come scrive uno degli specialisti che l'ha seguita. È arrivata da mamma Claudia e papà Alberto che aveva sette giorni, «da sempre attesa e da subito amata».
È a un anno che alcuni amici dei genitori (con enorme loro sofferenza) iniziano a far notare «ma è normale?». Benedetta ha sempre le braccia allargate e aperte all'indietro, i piedini trattenuti in punta. Cresce ma fatica ad articolare le frasi, usa la terza persona ma mai l'«io». Di notte ha violente crisi d'ansia, di giorno non mangia. Il suono del campanello, la palla la spaventano a morte. Inizia la via crucis, tra medici e la ricerca della cura giusta. «Presenta tratti di autismo», è il verdetto.

Di fronte a certe sentenze ci si può sentire crollare la terra sotto i piedi, i legami possono sciogliersi come neve al sole. Non qui. Dove mamma Claudia dice che «il Signore arriva puntualmente, dandoci il suo aiuto e la sua forza attraverso incontri fortunati che ci tendono la mano quando siamo sopraffatti dalla stanchezza e dalla disperazione». Così l'autismo non diventa chiusura, separazione, bensì scoperta del mondo. La vita va avanti I 29 anni di Benedetta, infatti, sono accompagnati da maestre, psicologhe, fisioterapiste e amiche che ne fanno una donna che non disdegna un filo di trucco e tacco, che dipinge e scrive, che balla l'hip hop, che ha acquistato i suoi spazi di autonomia, facendo ad esempio un viaggio a Londra o l'aiuto-commessa nel colorificio di famiglia.

«Certo noi abbiamo avuto la fortuna di fare tutto quanto è stato possibile ed è possibile fare - racconta mamma Claudia - perché Benedetta arrivasse ad acquisire una qualità di vita superiore, sebbene non potesse arrivare alla cosiddetta "normalità"; ogni passo di Benedetta è stato una conquista collettiva». Già, nella casa della zona Conca d'Oro, in città, di «normale» - almeno nel senso corrente del termine - c'è gran poco, perché si respirano una volontà e un bene fuori dal comune. Ogni stanza è stata studiata apposta per Benedetta, ogni gesto donato a lei. Anche dalla parte «maschile» della famiglia. Papà Alberto, per evitare le brusche reazioni scatenate in Benedetta dai tergicristalli, è arrivato a utilizzare un prodotto al silicone per far scorrere via le gocce d'acqua dai vetri dell'auto; non rinuncia alle «passeggiate» serali in scooter con la figlia, principale compagna di tifo davanti alle partite dell'Inter.

Il fratello minore Edoardo, 22 anni, se la coccola tutta e non fa una gara di equitazione senza di lei. «Soprattutto Edo - ricorda la mamma - ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita di Benedetta. Solo lui, ad esempio, riesce a farla mangiare nei momenti più bui. "Un cucchiaino, dai assaggia" e Benedetta cede. Il primo disegno, tutto turchese, Benedetta l'ha fatto proprio quando è arrivato Edoardo».

Nel giardino della Conca d'Oro fioriscono le ultime rose, una passione di mamma Claudia e della sua Benedetta. Ne fanno un mazzetto colorato. È difficile che si presentino da qualcuno senza, segno di quella gentilezza del cuore che non si impara. «Benedetta ama la natura, ne gode con quella spontaneità che la maggior parte di noi ha perso», sussurra Claudia, citando le parole con cui suo padre definiva Benedetta: «È come un fiore che proviene da un giardino sconosciuto: non uguale agli altri per forma e colore, ma amabile perché unico per il suo profumo e la sua intensità».

Benedetta Ravizza

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