Viaggio per Monterosso
«Il rione soffre la crisi»

Il viaggio de L'Eco di Bergamo per i quartieri cittadini si ferma questa volta a Monterosso. Su ogni zona della città è anche possibile mandare le proprie domande al sindaco: scrivi a [email protected], Tentorio risponderà attaverso il nostro giornale.

«Questa crisi sta avendo serie conseguenze sul Monterosso. I primi a perdere il lavoro sono stati gli stranieri, e gli stranieri costituiscono penso il quaranta per cento degli abitanti delle case popolari. Questo dà la misura delle difficoltà. Quando un uomo non riesce più a trovare un lavoro allora la sua vita diventa un problema. Se poi deve dare da mangiare a dei figli... La settimana scorsa ero in un supermercato della città, hanno fermato uno straniero con due buste di mortadella in tasca, volevano denunciarlo. Ho pagato io la mortadella, quell'uomo aveva fame». Marcello Pauroso ha 57 anni, parla davanti all'edicola del Monterosso, sulla via principale del quartiere. Giovanni Taiocchi abita anche lui al Monterosso, ha la stessa età, dice: «La presenza di stranieri al Monterosso è massiccia e sta diventando problematica. Io penso che sia importante che nei condomini la composizione dei residenti sia mista, italiani e stranieri, per evitare che si formino dei ghetti».

Monterosso, il quartiere modello. Monterosso nato nei primi anni Sessanta ai piedi della Maresana. Scriveva L'Eco di Bergamo il 24 febbraio del 1962:«L'intera zona del nuovo quartiere, che solo un anno fa era occupata da frutteti, campi di frumento, viti e percorsa dal torrente Tremana, è oggi completamente mutata: sono scomparsi i vigneti e scomparso è pure il torrente, completamente interrato e incanalato entro sponde, fondo e copertura di cemento. Ampie strade hanno già visibilmente contrassegnato l'aspetto del quartiere che da una cascina che sorgeva nella zona e che ora è stata abbattuta, verrà denominato Monterosso». Era una terra arcadica. E la progettazione del rione fu attenta alla qualità: appartamenti soleggiati, ampi, con il bagno, i condomini di cinque piani dotati di ascensori; e poi le belle scuole di mattoncini rossi, l'asilo, la biblioteca-centro sociale, gli spazi verdi.

Le prime famiglie arrivarono alla fine del 1963. Provenivano in buona parte dalle case malsane dei borghi storici, erano famiglie operaie, ma non soltanto. Negli Anni Settanta ci fu un rimescolamento e il quartiere ospitò molte famiglie immigrate dal Meridione. Verso la fine di quel periodo cominciarono a nascere insediamenti non più popolari, ma della piccola e media borghesia lungo la via Tremana e la via Giulio Cesare e poi anche sulla collina. Dice il parroco di Monterosso, don Remo Luiselli: «La crisi ha colpito duramente gli stranieri, è vero. Tanti uomini sono rimasti senza lavoro, tante badanti non hanno persone da assistere. Qualche volta la conseguenza è la devianza. Prostituzione, piccolo spaccio. Dopo le difficoltà degli Anni Settanta e Ottanta, Monterosso era diventato un quartiere tranquillo, dove si stava bene e si stava cercando di costruire un'integrazione fra le diverse parti. Adesso è tutto più difficile».

Leggi le due pagine sul quartiere su L'Eco di Bergamo del 2 novembre

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