Zingonia, debiti e gelo
Il disastro delle «4 Torri»

Meno 191.956,00 euro. I conti sono in rosso, profondo rosso. È così da anni, ma ora la situazione è disastrosa. Siamo nei palazzoni di via Oleandri, dietro piazza Affari, a Zingonia di Verdellino. Si chiamano «Le 4 Torri».

Meno 191.956,00 euro. I conti sono in rosso, profondo rosso. È così da anni, ma ora la situazione è disastrosa. Siamo nei palazzoni di via Oleandri, dietro piazza Affari, a Zingonia di Verdellino. Si chiamano «Le 4 Torri», sono lontane un paio di chilometri dalle famigerate torri Athena e Anna, ma l'andazzo non è molto diverso. «Qui nessuno paga, chiedo 50 euro al mese e nessuno li versa più», dice l'amministratore condominiale mentre mostra una bolletta dell'Enel di 4.000 euro da pagare.

Sulla scrivania di quella che una volta era la portineria di un complesso che negli Anni Sessanta «era di lusso», come dicono i vecchi inquilini, è pieno di carte e bollette mai pagate. Il «meno 191.956 euro» riguarda solo uno dei quattro palazzi di via Oleandri. Gli altri tre sono sulla stessa lunghezza d'onda: - 184.000, - 154.000 e - 137.000. Per un totale di 666.000 e rotti di debiti. L'amministratore condominiale snocciola le cifre: 200.000 euro di acqua, 120.000 per l'impianto di riscaldamento, 70.000 di metano, 40.000 euro a Equitalia, 30.000 all'ex portinaia.

Basta un rapido sguardo per capire che qui tutto va a scatafascio. Nei quattro palazzi ci sono 144 appartamenti, una trentina all'asta, ormai a prezzi ridicoli. «Li vendono a 30.000 euro, quando sono costati fior di milioni di lire – racconta un'inquilina –, il sacrificio di una vita».

Il complesso tra l'altro ha l'impianto di riscaldamento centralizzato. «Un gioiello», dice l'amministratore. È nuovo, ma è stato usato solo un anno e poi staccato perché «non è stato finito di pagare». La maggior parte degli inquilini è al gelo. Nelle case ci si riscalda come può, con coperte termiche e stufette elettriche. Due anni fa ci scappò anche il morto. Una ragazza nigeriana di 25 anni rimase intossicata dalle esalazioni di un braciere che aveva accesso per riscaldarsi dal freddo siberiano di quel dicembre.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 2 novembre

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