Speleologa intrappolata in una grotta
A salvarla un bergamasco di Palazzago

«Ogni ora percorsa all'interno di una grotta, diventa un giorno quando devi riportare un ferito in superficie». Parole di Mauro Ravasio, 35 anni, di Palazzago, che ha coordinato le operazioni di salvataggio della speleologa bresciana Anna Bonini.

«Ogni ora percorsa all'interno di una grotta, diventa un giorno quando devi riportare un ferito in superficie. Ce lo insegna l'esperienza». Previsione azzeccata. Parola di Mauro Ravasio, 35 anni, di Palazzago, il caposquadra della IX delegazione Lombardia del Soccorso alpino e speleologico. A coordinare le operazioni di salvataggio di Anna Bonini, la speleologa bresciana di 36 anni rimasta intrappolata per 40 ore in una grotta a Cariadeghe di Serle, c'era dunque un bergamasco.

Impiegato in un'azienda di Bonate Sotto, socio del club speleologico «Le Nottole» e soccorritore soprattutto per passione, Ravasio è sceso nel ventre della terra per prestare aiuto alla ferita, alla guida di una squadra di 84 tecnici esperti in soccorso in grotte, torrenti e ambiente ostile. «La speleologa – racconta Ravasio – si è fatta male verso le 13-14 di domenica e l'allarme è stato dato dai suoi compagni alle 17. Ci siamo precipitati alla nostra sede di Stezzano per raccogliere tutto il materiale necessario e siamo partiti. Alle 19 eravamo sul posto. La prima a scendere è stata una squadra dotata di tutto il necessario per prestare le prime cure all'infortunata, seguita da un secondo gruppo di tecnici incaricati di installare una linea telefonica per le comunicazioni con la superficie e, quindi, dal medico-speleologo Mario Milani e dai tecnici specializzati nel trasporto con la barella».

«Nonostante fosse rimasta quasi dieci ore ferita e bagnata, Anna Bonini ha conservato prontezza di spirito. Anzi – conferma Ravasio – il primo tratto di risalita è riuscita a percorrerlo sorretta da noi, perché troppo stretto per la barella. Nel resto del tragitto è stato spesso necessario mettere la barella in verticale, per consentirne il passaggio».

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