Sanità, Bresciani: necessari reparti
per la cura dei pazienti sub acuti

Sono la cura della cronicità e lo sviluppo delle funzione territoriali degli ospedali due tra le sfide più importanti per il futuro della sanità lombarda e non solo. Lo ha sottolineato nella mattinata di venerdì 18 novembre l'assessore regionale alla Sanità Luciano Bresciani intervenendo al convegno «Federalismo in Sanità: il fabbisogno diagnostico terapeutico espresso nel territorio indirizza il finanziamento per la salute del cittadino sulla base dei costi standard». L'incontro, ospitato nell'auditorium Gaber del Palazzo Pirelli, è stato organizzato dall'Accademia Nazionale di Medicina, in collaborazione con le Regioni Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

SUB ACUTI - «Vanno realizzate - ha detto Bresciani - delle corsie per i pazienti sub acuti che invece in questo momento sono curati nei reparti per acuti». «Noi vogliamo che i sub acuti - ha aggiunto l'assessore - stiano in un'area ben precisa dove abbiano una monitorizzazione dei dati accurata che oggi non hanno ancora, che consenta una stabilizzazione rapida in modo da permettere ai pazienti di rivolgersi poi alle cure per cronici che abbiamo organizzato sul territorio, nell'ambito della multidisciplinarietà garantita dall'associazione tra medici di medicina generale e specialisti». Sono già 800 i letti per sub acuti attivati in Lombardia; l'obiettivo è di arrivare a 1.200.

CRONICI - Secondo i dati riferiti dallo stesso Bresciani, oggi il 36% dei cronici sta nelle aree per acuti («questo non è appropriato») e la Regione spende il 70% delle risorse per le cure territoriali negli ultimi 10 anni di vita delle persone. Con l'avvio della sperimentazione in 5 Asl (Milano, Milano 2, Bergamo, Como, Lecco) dei Cronic Related Gruop (CReG), una innovativa modalità di presa in carico dei cronici che coinvolge i diversi soggetti coinvolti nelle attività di cura, oggi sono 126.000 i pazienti sotto osservazione.

«Le patologie di cui soffrono questi pazienti - ha osservato Bresciani - sono nella gran parte dei casi multiple per cui devono intervenire delle modificazioni nel rapporto di diagnosi e di cura. Ci vuole multidisciplinarietà, cioè specialisti di diverse discipline devono collaborare. Non è più possibile pensare che un medico solista possa essere tuttologo. Di conseguenza l'associazionismo tra i medici di medicina generale, che garantiscono la continuità delle cure, e gli specialisti è oggi il modello ideale. Oggi ci sono oltre 120.000 malati cronici cui questo modello è applicato sperimentalmente ma l'obiettivo è allargare questa modalità all'intero territorio».

ALLENZE - Sull'alleanza con le altre Regioni, Bresciani ha ricordato che Lombardia, Veneto e Friuli sono sulla stessa piattaforma di sviluppo tecnologico sanitario: «Cominciamo a disegnare l'Europa delle Regioni sanitarie, confrontando le nostre eccellenze e crescendo insieme per essere protagonisti in Europa a caccia di finanziamenti, per dare alle nostre università possibilità in più di fare ricerca». «Questo significa - ha concluso Bresciani - posti di lavoro per i nostri ricercatori». (Ln)

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