Legambiente vigilerà su Brebemi:
«Non vogliamo pagare due volte»

Legambiente continua a rimanere «scettica» sull'utilità delle grandi opere che si stanno realizzando in Lombardia. E sulla Brebemi l'associazione si domanda se «tra carenze di domanda e Tem in forse, l'autostrada la pagherà lo Stato?»

Legambiente continua a rimanere «scettica» sull'utilità delle grandi opere che si stanno realizzando in Lombardia. E sulla Brebemi l'associazione si domanda se «tra carenze di domanda e Tem in forse, l'autostrada la pagherà lo Stato?»

Per questo, assicura Legambiente, «vigileremo sui finanziamenti alla Brebemi, non vogliamo pagare due volte una infrastruttura inutile e dannosa»

In un incontro con la stampa l'associazione ambientalista ha parlato di «un eccesso di infrastrutture, ben oltre il fabbisogno». Questo, per Legambiente, è «lo scenario delle nuove opere programmate o in costruzione tra Milano e Brescia (Tav, Tem, Brebemi). Attualmente la ferrovia offre disponibilità per 200 treni/giorno, con l'alta velocità ci sarà spazio per 500 treni al giorno».

«Tra i due capoluoghi - prosegue - le 6 corsie autostradali (addirittura 8 tra Milano e Bergamo) si prestano ad accogliere 120.000 veicoli/giorno, che con la Brebemi diventeranno 200.000. Ma siamo sicuri che la domanda di trasporto abbia bisogno di un simile, colossale incremento di capacità?»

E Legambiente prosegue. «Con il rallentamento dell'economia, l'informatizzazione, la logistica integrata, l'inevitabile aumento dei costi di energia e carburanti, ci sarà bisogno di altre 4 corsie autostradali o di 300 treni in più sulla Tav?». «Noi crediamo di no, e pensiamo di non essere i soli a pensarlo – ha detto Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia – diversamente non si spiegherebbe come mai gli investitori privati di queste infrastrutture non abbiano ancora chiuso i contratti di finanziamento su cui si dovrebbe reggere il castello finanziario di Brebemi, opera da 2400 milioni che avrebbe dovuto essere coperta senza l'esborso di un solo euro pubblico».

Così - prosegue il comunicato - finora non è stato, dal momento che fino ad oggi il principale pilastro finanziario di Brebemi è offerto dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il problema, secondo Renato Pugno docente di valutazione economica dei progetti presso il Politecnico di Milano, consultato da Legambiente, sta nella poca credibilità del project financing di queste infrastrutture.

«Il project financing di Brebemi è nato male già con la predisposizione del bando, vinto da Brebemi Spa scalzando il concorrente, la statunitense Bechtel. Purtroppo il trucco è il solito sistema all'italiana: si è fatto vincere il concorrente italiano che prometteva di far pagare tariffe più basse, ma il sottinteso era che alla fine, in un modo o nell'altro, la differenza l'avrebbe pagata lo Stato: è quello che sta avvenendo e che rischia di avvenire ancora di più, a spese dell'indebitamento pubblico, in aperta contraddizione rispetto agli obiettivi dell'attuale governo».

«Il modello taroccato di project financing usato per BreBeMi - ha precisato Legambiente - è quello su cui crolla il finanziamento delle infrastrutture nel nostro Paese: ben pochi sono gli operatori esteri disposti a concorrere ai bandi di grandi opere in Italia, perchè la decisione sulla loro realizzazione avviene al di fuori di una programmazione che fissi le priorità basandosi su dati oggettivi, per cui le previsioni di rientro finanziario degli investimenti finiscono con l'essere sempre aleatorie e addomesticate al volere del politico di turno. La Lombardia, che progetta 8 nuove autostrade senza mai essersi dotata di un piano della mobilità, non fa eccezione».

«L'attuale crisi finanziaria deve scrivere la parola fine su queste procedure che non fanno altro che aumentare il debito pubblico – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – ma occorre vigilare per evitare scorciatoie ai danni dei contribuenti e degli utenti delle infrastrutture: faremo la nostra parte, costituendo una task force per tenere d'occhio i meccanismi di finanziamento di Brebemi, per evitare che soldi pubblici vengano spesi a beneficio di una infrastruttura dannosa per l'ambiente e che gli unici a brindare siano gli speculatori immobiliari che stanno rastrellando terreni agricoli per realizzare capannoni a ridosso degli svincoli autostradali».

A rendere ancora più turbolenta la situazione, oltre alla crisi del debito, ci sono per Legambiente le forti perplessità emerse sulla realizzazione della Tem (Tangenziale esterna milanese), opera indispensabile affinchè Brebemi possa raggiungere Milano e non troncarsi in mezzo ai campi dalle parti di Melzo: «Infatti il Cda di Serravalle, società che insieme ad Asam controlla il 57% di Tem Spa, è decaduto dopo le dimissioni del presidente, proprio ora che Tem deve reperire 500 milioni per l'aumento di capitale necessario a far fronte all'aumento del costo del denaro, su un progetto da 1,7 miliardi».

«Si continua a costruire improbabili castelli finanziari per opere che non risolvono il vero collo di bottiglia, che è l'anello tangenziale nord di Milano: con Brebemi e Tem si risparmierà qualche minuto di strada per restare imbottigliati nel traffico delle tangenziali milanesi», ha concluso Balotta.

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