Bergamo, morì in Psichiatria
Le infermiere: era fuori di sè

Difficile da calmare, molto agitato, «oppositivo» a qualunque tentativo di intervento e di dialogo, molto irritato, tanto da rendere impossibile fargli l'elettrocardiogramma. È il ritratto di Luigi Salvi, 66 anni di Bergamo, emerso nel processo per la sua morte.

Difficile da calmare, molto agitato, «oppositivo» a qualunque tentativo di intervento e di dialogo, molto irritato, tanto da rendere impossibile fargli l'elettrocardiogramma.

È questo il ritratto di Luigi Salvi, 66 anni di Bergamo, emerso ieri nel processo per la sua morte: l'uomo venne sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio (Tso) durante un comizio di Romano Prodi il 21 settembre 2005 agli Ospedali Riuniti, e morì in ospedale il giorno dopo. A processo per quell'episodio, accusati di omicidio colposo, sono cinque medici del reparto: due dottoresse, L. D., di Bergamo, e M. A., di Nembro , e tre medici A. P., G. A. e F. S., tutti di Bergamo.

Nell'udienza di ieri hanno testimoniato la ex moglie di Luigi Salvi e due suoi figli (il terzo aveva deposto già alla scorsa udienza), ricostruendo quanto accaduto in quei due giorni, ma anche tre infermiere in servizio il 22 settembre nel Servizio Psichiatrico Uno, dove Salvi era stato ricoverato. Secondo quanto emerso l'uomo aveva dormito tutta notte, fino alle 5 del mattino, poi aveva cominciato a dare forti segni di irrequietezza. In particolare una delle tre, in servizio al mattino, ha raccontato: «Lo abbiamo notato subito perché molto agitato, gridava. Ricordo che aveva strattonato più volte la porta di accesso».

A suscitare stupore nelle infermiere proprio il forte stato di agitazione in un uomo della sua età, giudicato estremamente raro. La situazione era poi peggiorata ed era stato deciso di legarlo con cinghie ai polsi e alle caviglie, con trattamento di sedativi, che però, secondo il racconto delle infermiere, nonostante ripetuti interventi, non sembravano avere effetto.

Nel corso dell'udienza, essendo emersa una possibile presenza di uno dei due fratelli di Salvi già in caserma al momento del primo fermo, il giudice ha deciso di citarli come testimoni. Alla prossima udienza invece, l'1 dicembre, verranno sentiti i consulenti medico legali.

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