Asl, sindaci a confronto
«Incertezza su molti fronti»

Giovedì 15 dicembre, nei locali della casa di riposo «Casa Serena»di Brembate di Sopra, si terrà l'annuale Conferenza dei Sindaci dei 244 Comuni che fanno parte del territorio dell'Asl di Bergamo. Il clima che si respira è di incertezza su molti fronti.

Giovedì 15 dicembre, nei locali della casa di riposo «Casa Serena» di Brembate di Sopra, si terrà l'annuale Conferenza dei Sindaci dei 244 Comuni che fanno parte del territorio dell'Asl di Bergamo.

I Comuni all'interno dell'Asl esprimono pareri sulla programmazione sanitaria, linee di indirizzo su quella socio-sanitaria e, in autonomia, sviluppano l'area socio-assistenziale, attraverso: il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, composto da cinque componenti eletti dalla Conferenza; le Assemblee distrettuali dei Sindaci composte dai Sindaci dei Comuni ricompresi nei 14 Ambiti Territoriali in cui è divisa la provincia; la Conferenza dei Sindaci composta dai 244 Sindaci dei Comuni del territorio provinciale.

Attualmente la Conferenza è presieduta da Leonio Callioni, assessore ai Servizi sociali del Comune di Bergamo.

Tutte le informazioni sono reperibili presso l'Ufficio Sindaci dell'Asl di Bergamo: via Gallicciolli, 4 24121 Bergamo tel. 035.385384-5 cell. 335.1834092 fax 035.385089 e-mail: [email protected].

Presidente Callioni, lei rappresenta i Sindaci dei 244 Comuni della provincia di Bergamo. Come descriverebbe lo stato d'animo generale?

«Senz'altro il clima che si respira è di profonda incertezza su molti fronti. In questo momento di criticità e di difficoltà nel reperimento delle risorse, due sono le tematiche principali che, tra le altre, meritano la nostra attenzione: l'obbligo delle gestioni associate per i piccoli Comuni e l'incerto futuro del welfare locale».

La direzione che intraprenderete?
«Ancora difficile a dirsi: di certo è auspicabile una scelta massimamente condivisa, una scelta comune sugli indirizzi da portare avanti nei prossimi anni. L'esigenza di contenere e razionalizzare la spesa mette i Comuni di fronte ad una serie di scelte imposte dall'alto che inevitabilmente portano con sé enormi difficoltà: le politiche sociali stanno subendo continui tagli e nonostante ciò i nostri cittadini si aspettano ed hanno bisogno che i servizi per il sostegno alle fragilità vengano garantiti».

Quindi è solamente una questione di risorse e fondi?

«Assolutamente no, l'incertezza di cui parlavo è causata in primis dalla mancanza di una normativa nazionale e regionale chiara ed inequivocabile rispetto ai Liveas, ovvero i livelli essenziali delle prestazioni sociali che andrebbero garantite ai cittadini. Se esistessero leggi o decreti recanti direttive chiare in merito saremmo in grado di definire le priorità sociali da garantire, ovviando innanzitutto all'annosa questione della definizione di eventuali costi di compartecipazione alla spesa da parte degli utenti e saremmo anche in grado di superare la disomogeneità territoriale di offerta che si viene inevitabilmente a creare nel momento in cui ogni singolo Comune si trova a dover individuare le priorità sociali da garantire nella sua area di competenza».

Finora come è stato possibile gestire la situazione?

«La verità è che i Comuni sono riusciti in questa quasi impossibile impresa contando esclusivamente sulle proprie forze. Se guardiamo al dato storico, ci accorgiamo che da sempre i servizi sociali sono stati garantiti dai Comuni con fondi propri: su una spesa complessiva di circa 130 milioni di euro del 2010, circa l'80% della spesa totale è stata sostenuta dai Comuni, con un 10% rappresentato dalla compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini. Una parte residuale della spesa sociale è stata finanziata da fondi regionali o nazionali (il Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze, il Fondo Sociale Regionale e il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali)».

Quindi possiamo sperare che i Comuni ce la faranno anche in futuro, praticamente da soli?
«I tagli che stiamo subendo sono importanti e possono essere determinanti ai fini del mantenimento dei livelli attuali dei servizi sociali erogati. Noi vorremmo lavorare in una diversa direzione affinché i Comuni non si sentano soli: crediamo che sarebbe opportuno cooperare e consolidare i luoghi di governo comuni (Consiglio di Rappresentanza e Assemblee distrettuali dei Sindaci) e rafforzare il ruolo dell'Ambito Territoriale (Uffici di Piano), che secondo noi è lo spazio fisico e tecnico ideale di gestione associata dei servizi sociali. Dobbiamo valorizzare i risultati ottenuti in questi anni attraverso una costante sinergia con il territorio. In quanto luoghi più prossimi al cittadino, i singoli Comuni rimangono il tassello portante per la costruzione del welfare locale, ma accanto a loro deve nascere e crescere un contesto di alleanze e collaborazioni che ricomprenda i soggetti attivi nel territorio, in primis fondazioni e associazioni che perseguono finalità di assistenza e solidarietà sociale».

Scarica il pdf allegato con il programma dell'Assemblea dei Sindaci

© RIPRODUZIONE RISERVATA