Pagnoncelli: «Mai così in basso
il consenso verso i partiti»

Il governo Berlusconi è morto, ma anche la politica non si sente molto bene. Il calo di gradimento dei partiti non è mai stato così basso. Ce lo conferma il sondaggista bergamasco Nando Pagnoncelli, presidente e amministratore delegato di «Ipsos».

Il governo Berlusconi è morto, ma anche la politica non si sente molto bene. Il calo di gradimento dei partiti non è mai stato così basso. Ce lo conferma il sondaggista bergamasco Nando Pagnoncelli, presidente e amministratore delegato di «Ipsos».

«Si tratta di un processo che viene da lontano e che non ha a che fare solo con gli avvenimenti degli ultimi mesi. C'è stata una forte accelerazione dell'impopolarità della politica. Non dobbiamo dimenticare che, a fronte della preoccupazione degli italiani per la crisi e per l'occupazione in particolare, ma anche per le protezioni sociali, la politica spesso si è mossa in direzione molto lontana e a volte contraria rispetto a queste preoccupazioni. Non è stata in grado di dare risposte tranquillizzanti ai cittadini».

Che tipo di risposte ha dato?
«Se consideriamo l'agenda mediatica, dobbiamo constatare che s'è parlato prevalentemente di politica con le vicende private del premier, della casa di Montecarlo, della ripresa dei temi della corruzione e poi dei conflitti politici all'interno e tra gli schieramenti. Tutto ciò è stato vissuto come un segno di disinteresse nei confronti dei problemi del Paese».

L'accelerazione del calo di gradimento è legata alla manovra?
«Alle ultime manovre economiche, direi. Con la manovra di metà luglio, quella che era stata preceduta da un invito di Napolitano a una maggiore concordia, c'è stata un po' di ripresa di fiducia. Ma con le manovre successive, più forti e più dure, questa sintonia è venuta meno».

E perché?
«Le manovre sono state presentate nell'interesse di tutto il Paese. In realtà sono penalizzanti per alcune categorie sociali. Anche perché tali misure non avevano alle spalle un progetto d'uscita dalla crisi, ma semplicemente l'idea di ridurre la spesa e il debito pubblico. Così, tra settembre e ottobre, la situazione s'è veramente deteriorata nel rapporto tra cittadini e politica».

«Le offro qualche dato: lo sa quanti cittadini hanno fiducia nei partiti politici? Il 14 per cento, un dato inferiore a quello che avevamo registrato all'epoca di Tangentopoli, che era tra il 20 e il 25 per cento. Anche solo qualche mese fa era ancora attorno al 30 per cento. Questa accentuazione dei privilegi dei politici che si oppongono ai sacrifici è particolarmente avvertita».

«I cittadini sono anche pronti ai sacrifici, ma a condizione che siano ripartiti fra tutte le categorie sociali e siano ricollocabili e riconducibili non solo al risanamento delle casse dello Stato, ma anche alla crescita, all'economia, al lavoro, a un futuro per i propri figli. Altrimenti abbiamo un atteggiamento di rifiuto, tenuto conto che molti sacrifici sono già stati fatti e i cittadini hanno già cambiato i loro comportamenti di acquisto».

In quale campo della politica c'è maggiore sfiducia?
«In tutti i campi. C'è una flessione generalizzata: dalla Camera al Senato alle Province ai Comuni alle Regioni, fino all'Unione europea (che è sempre stata altissima). Persino le associazioni no profit sono calate dall'80 al 73 per cento nell'arco di un anno».

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