Pirovano in Aula sulla Manovra
«La peggiore tassa è il Governo»

Ettore Pirovano, presidente della Provincia di Bergamo e onorevole, è intervenuto mercoledì 14 dicembre in Aula per esporre il suo pensiero sulla Manovra finanziaria del governo Monti, che è stata aspramente criticata dal rappresentante leghista.

Ettore Pirovano, presidente della Provincia di Bergamo e onorevole, è intervenuto mercoledì 14 dicembre in Aula per esporre il suo pensiero sulla Manovra finanziaria del governo Monti, che è stata aspramente criticata dal rappresentante leghista.

Pirovano, che ha rassegnato pochi giorni fa le dimissioni dalla Camera, ha parlato del Governo come della «tassa peggiore per gli italiani», di «professori che non sanno nulla nemmeno sui Comuni» e ha sottolineato che, se in tutta Italia ci fosse lo stesso rapporto tra dipendenti e abitanti (uno su 180) che c'è nella provincia di Bergamo, ci sarebbe un esubero di 240 mila dipendenti nei Comuni. Ecco l'intervento integrale, concluso con l'orgoglio di aver dato addio al Parlamento per continuare a governare la Provincia.

«Signor Presidente, signori colleghi, vorrei parlarvi oggi delle province assassinate, un agnello sacrificale per creare nebbia sui veri sprechi. Il Presidente del Consiglio probabilmente non conosce il lavoro della Bocconi, eppure la presiede».

«La Bocconi dice che le province Lombarde costano due euro per ogni cittadino. Se così fosse, su tutto il territorio italiano - ma non lo è - le province, tutte le province, costerebbero 120 milioni di euro, ma sappiamo che costano di più. Nelle Commissioni abbiamo anche appreso, con meraviglia, che i membri del Governo non conoscono che le province non vanno ad elezioni nello stesso giorno, tutte».

«Ma che bravi questi professori! In che mani sono i pensionati, i lavoratori e la casa, pagata! Su questa casa sono stati pagati gli interessi, poi hanno pagato l'ICI e adesso è arrivata la tassa peggiore: siete voi. Voi siete la tassa peggiore. Forse questi professori non sanno nulla neppure dei comuni. Forse hanno visto un comune una volta nella loro vita, quando, forse, se non hanno mandato il maggiordomo, sono andati a fare la prima carta di identità».

Però, sappiamo per certo, perché l'hanno già annunciato, che spavaldamente faranno leggi anche sui comuni, e ne vedremo delle belle. Anzi, ne vedranno delle belle i sindaci e i cittadini. I veri sprechi, il pane che dovrebbe essere mangiato da questi professori usando i loro sofisticati computer e i metodi di gestione, dovrebbero essere altri, come il rapporto fra dipendenti e cittadini nei comuni, nelle province e nelle regioni».

«Sappiate che vi sono province con 22 mila abitanti, poco più grandi del comune dove ho fatto il sindaco per dieci anni, il comune di Caravaggio, che ha 16 mila abitanti, ed è uno dei 244 comuni della provincia di Bergamo, e che una regione come la Lombardia, che ha 10 milioni di abitanti, ha 3.500 dipendenti, mentre la regione Sicilia, che ha esattamente la metà degli abitanti della Lombardia, ha 13.500 dipendenti».

«Se in Italia vi fosse lo stesso rapporto fra numero di cittadini e dipendenti che vi è nella provincia di Bergamo, che ha 1 milione 200 mila abitanti e 244 comuni, e dove vi è un rapporto di un dipendente ogni 180 abitanti, vi sarebbero in Italia, in esubero, 240 mila dipendenti dei comuni, perché oggi sono 600 mila, ma dovrebbero essere 360 mila».

«Questo significa ogni anno una spesa corrente di 9,6 miliardi di euro, che non escono certo dalle casse di quei comuni che hanno assunto dipendenti in più per creare consenso, ma arrivano dai comuni che hanno un dipendente ogni 180 abitanti, che mandano i soldi a Roma, perché li risparmiano e li gestiscono bene, e Roma li manda a quei comuni dove vi è anche un dipendente ogni 25 abitanti. Questi sono gli sprechi, signori, non il fumo che state facendo con le province!».

«La manovra che assassina gli eletti del popolo delle province prevede un risparmio di spesa - lo dite voi - di 65 milioni di euro su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una cifra veramente - credo -, assolutamente irrrinunciabile, impressionante, per l'apporto di risorse che darebbe a questa manovra. Però nessuno dei soloni che hanno fatto questa manovra ha controllato i contratti delle regioni, che dovrebbero prendere in carico i dipendenti che le province dovrebbero dismettere».

«Solo in Lombardia il passaggio dei dipendenti delle province lombarde - che saranno 8 o 9 mila - alla regione Lombardia costerà alle casse 80 milioni di euro. Significa che la sola Lombardia azzera completamente quello che voi avete previsto come risparmio su tutte le regioni italiane (65 milioni ) Ma i conti li fate quando? Volete finire di imbonire la gente che lavora? Passiamo ai servizi».

«Laddove le province costano poco i servizi sono migliori, chissà perché, nonostante i tagli sconsiderati di ieri, di oggi e di domani: strade, scuole, istruzione, assistenza e coordinamento e supporto per i comuni. Voi pensate a un comune come quello in provincia di Bergamo che si chiama Blello, è in montagna e ha 92 abitanti. In provincia di Bergamo ci sono 1500 chilometri di strade ex statali ora in carico alla provincia. Pensate al sindaco di questo piccolo comune che ha un parapetto della strada provinciale che lo attraversa che deve essere riparato. Oggi cosa fa? Telefona all'ufficio provinciale, dopo un paio di giorni al massimo un cantoniere va a vedere cosa c'è da fare, torna in provincia a Bergamo, parla con il direttore del suo servizio, vanno a cercare i soldi dall'assessore e, se l'assessore non li ha, va dal presidente e insieme si decide quale scelta operare, magari tagliando i soldi da un'altra parte per aggiustare quella strada. Ora pensate che il sindaco di Blello debba telefonare al Pirellone. Pensate a cosa succederà, pensate a un nuovo modo di vedere l'utilizzo delle risorse come dei grossi granai che vanno suddivisi in modo molto asettico, molto formale, assolutamente lontano dalla necessità del territorio per 1.500 e passa comuni della regione Lombardia».

«Ho rassegnato pochi giorni fa la mie dimissioni da questa Camera. Sono venuto qui la prima volta nel 1996, poi sono passato al Senato e poi mi sono ritrovato qui. Ho dato le dimissioni solo per andare a fare esclusivamente il presidente della mia provincia, perché amo quella provincia, amo quella terra e amo i suoi abitanti. Ho dato le dimissioni proprio adesso che voi volete cancellare le province, quelle che funzionano, almeno al Nord, ma non solo al Nord, ve ne sono anche da altre parti che funzionano».

«Eppure, non sono pazzo, avrei potuto tranquillamente optare, con la valida motivazione che le province sono cancellate, e restare qui a vivere comodamente, insieme a voi che le volete distruggere. Ma non riuscirete a distruggerle, perché noi metteremo in piazza i veri sprechi e voi sarete costretti a bervi la nebbia che state creando e a fare veramente le cose che dovrebbero essere fatte. Spero, però, che molto presto mi concediate il voto per andarmene da quest'Aula, non per tutelare me, ma per tutelare la mia gente e il diritto che ha di farsi rappresentare con libere elezioni».

«Ricordatevi che con la legge che è stata approvata non tanti mesi fa, e già entrata in vigore prima che voi decideste che ci deve essere solo un presidente tipo quello della bocciofila e dieci membri della bocciofila per sistemare le bocce, in una provincia di 1,2 milioni di abitanti come la provincia di Bergamo da 36 i consiglieri sono diventati 14. Abbiamo già disegnato insieme alla prefettura i nuovi collegi e gli assessori da 12 sono diventati 4, però voi andate molto più in là. È molto meglio fare oggi il presidente di provincia, signori, e lottare per i propri cittadini e per la propria terra che condividere scelte coreografiche e imbonitrici dei nostri concittadini, senza affrontare i veri problemi, sfruttando la credulità della gente che è inchinata, come quando passava il re, ai professori, che invece avrebbero sicuramente bisogno di lezioni di quella che tanti di voi forse non hanno mai provato, ma che ricordo si chiamava educazione civica».

«La insegnavano alle scuole elementari e lì si avevano i primi rudimenti: chi è il sindaco, cosa fanno i consiglieri comunali, chi sono gli assessori e davano le basi della Costituzione. Voi ve ne state fregando. Il mio saluto va all'amico Luciano Dussin, che sceglie la sua terra, dove fare bene il sindaco. Entrambi sappiamo che verrà anche il turno dei comuni. Voi non vi accontenterete delle province. La nomenclatura arida e opportunista vede solo i numeri, ma noi preferiamo l'anima della gente. La battaglia delle province è appena iniziata, signori, noi vi sfidiamo e non la vincerà la fredda tecnocrazia dei banchieri o la vostra. Sicuramente no».

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