Boscagli: ok al welfare bergamasco
Obiettivo, confermare i fondi 2011

La strada intrapresa dai sindaci della provincia di Bergamo di realizzazione di politiche di welfare plurale, sempre più aperto al contributo di diversi soggetti e servizi integrati e in rete «è quella giusta ed è l'unica possibile in questo momento».

La strada intrapresa dai sindaci della provincia di Bergamo di realizzazione di politiche di welfare plurale, sempre più aperto al contributo di diversi soggetti e servizi integrati e in rete "è quella giusta ed è l'unica possibile in questo momento". Lo ha detto l'assessore alla Famiglia, Conciliazione Integrazione e Solidarietà sociale Giulio Boscagli, intervenendo alla Conferenza dei sindaci dell'Asl della provincia di Bergamo, riunitasi a Brembate di sopra per discutere il tema 'Politiche sociali e sviluppo del welfare locale: il ruolo dei Comuni e delle istituzioni'.

WELFARE PLURALE - Di fronte a una platea di 245 primi cittadini o loro delegati (il 70 per cento dell'intera provincia) e alla presenza, tra gli altri, di Mara Azzi (direttore generale Asl Bergamo) e Leonio Callioni (presidente della Conferenza dei sindaci), Boscagli ha sottolineato come, quello bergamasco, sia "un territorio che non aspetta delle elemosine dallo Stato centrale, ma si dà da fare con iniziative proprie". "Dobbiamo prendere atto - ha sottolineato l'assessore - che stiamo entrando in una fase di cambiamento radicale del sistema di welfare. La crisi che stiamo vivendo è reale e strutturale per tutto l'occidente e obbliga tutti quanti noi, dallo Stato fino ai piccoli Comuni, a ripensare complessivamente il nostro sistema di protezione sociale. L'esperienza dei sindaci è un segnale molto positivo e molto importante di come, partendo dal basso, si possa cominciare a pensare a una risposta che non può che essere plurale, coinvolgendo diversi soggetti, anche privati, come ad esempio le fondazioni".

APPORTO DEI PRIVATI - "Come Regione - ha aggiunto l'assessore, delineando le linee fondamentali delle politiche di welfare lombarde - stiamo facendo il massimo per garantire, almeno in partenza, le stesse risorse che avevamo nel 2011. In ogni caso, viste le condizioni del Paese, le risorse andranno riducendosi nei prossimi anni. È quindi necessario pensare a un welfare che vede molti altri soggetti entrare in campo, ognuno per una sua parte, per garantire alle persone una risposta adeguata". Sull'apporto che i soggetti privati possono dare al sistema complessivo delle politiche sociali, Boscagli ha ricordato che, già oggi, interi pezzi di welfare siano garantiti da realtà non pubbliche o statali: "basti pensare al fatto che, delle oltre 650 Rsa presenti in Lombardia, solo una decina sono pubbliche, al ruolo fondamentale delle famiglie o, ancora, alle iniziative di molte aziende private (che hanno ad esempio realizzato asili nido) e alla contrattazione avviata in diverse imprese, per cui i dipendenti hanno rinunciato ad aumenti salariali in cambio di alcuni pezzi di welfare".

BISOGNI DELLE PERSONE - "Stiamo gradualmente camminando - ha concluso Boscagli - verso una reimpostazione del welfare, che parta cioè dal bisogno della persona e da una sua valutazione fatta attraverso modalità nuove. Non ci occupiamo più soltanto di garantire un certo numero di residenze, ma cerchiamo di cominciare dalle persone e capire come rispondere. Abbiamo sperimentato dei voucher per risolvere questo problema. E' un percorso in atto e credo che il futuro sia in questa direzione".

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