Ancora tagli sul «sociale»:
per ogni abitante 130 € in meno

In Lombardia, per ogni abitante, ci saranno 130 euro in meno di trasferimenti dallo Stato. Tagli che, per il Comune di Bergamo, si sommano ai 3 milioni e 800 mila euro previsti dalla manovra «salva Italia» in via di approvazione.

In Lombardia, per ogni abitante, ci saranno 130 euro in meno di trasferimenti dallo Stato secondo un'analisi previsionale sul 2012 elaborata sui dati di fine novembre. Una cifra pari a 944 milioni di euro che non tiene conto degli ulteriori tagli (tre milioni e 800 mila euro solo sul Comune di Bergamo) previsti dalla manovra «salva Italia» in via di approvazione.

All'annuale Conferenza dei sindaci dell'Asl di Bergamo, tenutasi alla casa di riposo di Brembate Sopra, c'è chi ha definito i tagli ai fondi per i servizi sociali una vera e propria mannaia. Il presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci, Leonio Callioni, si è «limitato» a definire i tagli «drammatici».

«A fronte di una continua diminuzione dei fondi nazionali – ha aggiunto però Callioni, presentando l'annuale relazione approvata da 80 Comuni su 105 presenti (23 astenuti e uno contrario) rappresentativi però di 533.500 abitanti – i Comuni bergamaschi hanno sempre garantito e addirittura aumentato le risorse destinate al sociale con risorse proprie».

La spesa per i servizi sociali dei 244 Comuni bergamaschi è infatti passata da 89,6 euro per abitante nel 2004 a 119,9 euro nel 2010. «I Comuni hanno garantito – ha spiegato Callioni – e sostenuto l'80% del costo dei servizi sociali con risorse proprie e con il contributo delle famiglie». Risorse in continuo calo in contrasto invece con i bisogni crescenti delle famiglie: «Ci preoccupano – ha sottolineato Callioni – le forme di esclusione sociale, soprattutto nei confronti dei disoccupati, delle persone sole e degli immigrati, e il disagio dovuto alla crescita di condizioni di vita precarie e dalla povertà sempre diffusa».

In questo quadro di ristrettezza economica però i Comuni possono adottare delle strategie per rispondere comunque in modo soddisfacente ai bisogni dei cittadini, ha proposto Callioni, indicando nel cosiddetto «welfare plurale» la soluzione.  «Nel futuro però sarà sempre più necessario lavorare in modo associato per far fronte alle funzioni sociali».

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